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Scalata SS Lazio: sette condannati, anche i capi ultras

Scalata SS Lazio 2006: la sesta sezione penale di Roma ha condannato oggi sette persone, tra le quali ci sono anche quattro capi ultras, riconosciuti colpevoli di aver tentato un’estorsione nei confronti dell’attuale presidente biancoceleste, Claudio Lotito. Nella vicenda, fu coinvolto anche l’ex attaccante biancoceleste Giorgio Chinaglia, scomparso il primo aprile del 2012. Alla lettura della sentenza, alcuni degli imputati hanno contestato duramente i giudici gridando “buffoni”, prima di continuare le proteste fuori dall’aula.

Nel 2006, una presunta cordata dietro la quale pare ci fosse anche Chinaglia, tentò di rilevare le quote azionarie di proprietà di Claudio Lotito. Una vicenda che oggi ha visto chiudersi solo la prima partita con la sentenza di primo grado: sette sono state le condanne, mentre una sola l’assoluzione, quella di Bruno Errico, per “non aver commesso il fatto”. Tra i sette condannati, ci sono anche quattro capi degli ‘Irriducibili’, la storica frangia della Curva nord biancoceleste. Due di loro, Fabrizio Piscetelli e Yuri Alviti sono stati condannati a 3 anni e due mesi; 3 anni e sei mesi per Fabrizio Toffolo; mentre per Paolo Arcivieri la condanna è di due anni e due mesi.

Gli altri condannati sono Guidocarlo Di Cosimo (4 anni e 2 mesi), Giuseppe Bellantonio (2 anni e 2 mesi) e Fabrizio Di Marziantonio (1 anno e 6 mesi). La sesta sezione del tribunale di Roma ha ritenuto gli imputati colpevoli di tentativo di estorsione, mentre a Guidocarlo Di Cosimo è stato contestato anche l’aggiotaggio con conseguente risarcimento danni in favore della Consob da 60 mila euro. La sentenza, sancisce anche il risarcimento danni a favore di Claudio Lotito, della sua famiglia e della SS Lazio: risarcimento che sarà definito in separata sede. Dure contestazioni alla lettura della sentenza, dopo le urla “buffoni” nei confronti dei giudici, alcuni imputati hanno proseguito le proteste fuori dall’aula.

“La giustizia è morta. Il tribunale, la Procura e lo Stato sono corrotti”.

Secondo l’accusa, Claudio Lotito era finito nel mirino dei capi ultras della Lazio perché aveva tolto determinati privilegi agli Irriducibili, attuando nei loro confronti una politica sempre più restrittiva.

Mirko Nicolino

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