A margine della conferenza stampa tenuta nel dopo gara di Inter-Juventus nella quale Andrea Stramaccioni è uscito per la seconda volta sconfitto dal carisma di Antonio Conte, il tecnico nerazzurro ha speso parole di zucchero per Mateo Kovacic, impiegato per tutti e novanta minuti contro i bianconeri nel match che per l’Inter poteva davvero significare una stagione nella corsa alla Champions League. L’Inter è uscita sconfitta con la tangibile sensazione che il gioco sia una perenne improvvisazione, talvolta anche efficace, e per Stramaccioni questa resta la peggior notizia. Al contrario, come si diceva prima, della reale performance di un ragazzino croato di 18 anni appena.
Perché Kovacic merita questo plauso? Prima di tutto perché costretto a correre nel nulla per un tempo intero, sovrastato dalla forza del trio Pirlo-Marchisio-Vidal e dalla costante inferiorità numerica nerazzurra nel cuore del centrocampo: lui prova a divincolarsi andando a ricevere anche sulla riga esterna, per nulla agevolato dal fraseggio macchinoso della retroguardia e dall’ennesima impalpabile prestazione di Alvarez 20 metri davanti. Insomma, scarichi pochi e corsa con la lingua a terra tanta.
Poi, la ripresa. Che è la sublimazione di questo talento che predica nel deserto dimostrando anche un’ottima personalità e ficcanti cambi di ritmo. Non la sua prestazione migliore, ma certamente la più significativa contro i migliori interpreti del ruolo nella parte di avversari cannibali. Non perde mai la testa, Kovacic, anzi la usa. Ma checchè ne dica Stramaccioni il croato non è (ancora) un playmaker e ci vorrà tempo prima che lo sia. Piuttosto, un brillante intermedio o quel che si direbbe oggi un perfetto trequartista moderno. Il contrario di Alvarez e non molto peggio di quel Guarin che oggi resta il vero ago della bilancia della frammentaria manovra interista.
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