Nemanja Vidic è un calciatore dell’Inter. Anzi, lo sarà. Ma poco cambia: a parametro zero è forse il colpo più in vista della gestione nerazzurra dell’ultimo decennio, se non più. Concettualmente, è un’operazione che fa parte (almeno per l’Italia) dell’onda lunga generata dalla geniale acquisizione da parte della Juventus di un Andrea Pirlo considerato un po’ da tutti sul viale del tramonto. E Pirlo non era per nulla finito, come non è finito Vidic.
Esperienza, completezza nel ruolo e adesso anche stimoli nuovi per il difensore serbo, ormai da tre estati abbinato al calcio italiano: arriva al momento giusto e nel posto giusto. A patto che resti in panchina Walter Mazzarri anche nel campionato 2014/15. E così dovrebbe andare a questo punto, visto che le garanzie di arrivare a Vidic, che sarà l’erede naturale di Samuel per carisma e “peso” davanti al portiere e alle spalle del centrocampo, sono state l’unico motivo che hanno smosso il tecnico dalla ferrea volontà di portare Paolo Cannavaro in nerazzurro a gennaio.
Insomma, stringere i denti quest’anno e costruire nel tempo. Letta così, la prima sessione invernale (e oltre) a cui è stato chiamato Thohir potrebbe non essere neppure così male. Da un lato il magnate scontenta l’allenatore su Vucinic (in maniera goffa) per l’immediato, accontentandolo invece sul futuro prossimo venturo. In più c’è Hernanes. Quindi va configurandosi l’asse centrale in cui crede Mazzarri: gente da non dover sverginare o costruire didatticamente, con gli altri che gireranno intorno.
Vidic in tutto questo sarà il nuovo perno, calciatore che tra l’altro avrebbe fatto anche molto comodo ai cugini rossoneri, ma che in prospettiva è più adatto a comandare una difesa a tre che a supportare una linea a quattro, ed anche gli ultimi 12 mesi di Manchester lo hanno dimostrato, al netto degli infortuni che restano l’unico vero punto interrogativo. Per un’Inter nuovamente europea, d’altronde, non si può passare soltanto attraverso presunti giovani talenti.
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