Un ragazzo generoso, solare e, soprattutto, perbene. Così viene descritto da amici e parenti Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito gravemente con un colpo d’arma da fuoco prima della finale di Coppa Italia. Sul suo conto inizialmente se ne sono dette (e scritte) di tutti i colori, in parte perché al momento dell’aggressione si trovava insieme a diversi ultrà del Napoli, ed un po’ anche per uno sciocco ed ingiusto pregiudizio secondo il quale chi viene da Scampia debba necessariamente essere un delinquente e/o un camorrista.

In realtà Ciro è semplicemente un grande tifoso della sua squadra, che segue da vicino con passione senza far parte di alcun gruppo organizzato. Rispettando le indicazioni del “piano sicurezza” predisposto dalla Questura di Roma, Ciro ed i suoi amici sabato pomeriggio sono arrivati all’area di sosta a Saxa Rubra, dove avrebbero dovuto lasciare la macchina per prendere una Navetta dell’Atac per lo Stadio Olimpico. Nell’area di sosta però non c’erano più posti per parcheggiare e così sono stati costretti a proseguire fino in zona Tor di Quinto, seguendo il percorso dei pullman del tifo organizzato. Per questo motivo Ciro ed i suoi amici al momento dell’agguato stavano camminando verso lo stadio insieme agli ultrà. Solo per caso insomma.

Sempre per caso è stato proprio lui ad essere colpito dalla mano armata di Daniele De Santis, l’ultrà romanista (qualcuno dice ‘ex’) che prima ha provocato lanciando petardi e fumogeni e poi ha anche sparato. Se la sua pistola non si fosse inceppata dopo aver esploso quattro colpi il bilancio sarebbe potuto essere ancora peggiore.

Dopo aver subito due operazioni questo sfortunato tifoso del Napoli pare sia finalmente fuori pericolo di vita, anche se ancora non è chiaro quale sarà il prezzo che dovrà pagare a causa di questo folle agguato. Quando si è svegliato dopo la prima operazione non riusciva a muovere le gambe e il rischio di una paralisi a causa di una lesione alla colonna vertebrale è ancora concreto.

A Scampia Ciro conduce una vita tranquilla. Lavora in un autolavaggio insieme ai fratelli Pasquale e Michele in un’impresa a gestione familiare, avviata anche grazie agli sforzi economici del padre Giovanni, aiuto infermiere in una clinica di San Sebastiano al Vesuvio. La scuola l’ha lasciata dopo la terza media, cercando subito un lavoro per aiutare la sua famiglia prima di dedicarsi a questa ‘avventura’ dell’autolavaggio.

E’ fidanzato con una ragazza di nome Simona che lavora come commessa in un negozio di abbigliamento, con la quale ha in programma di creare una famiglia. Un ragazzo anche impegnato, che dedica una parte del proprio tempo libero all’associazione “i pollici verdi” di Scampia, che si preoccupa di curare il Parco Corto Maltese con grande senso civico, allo scopo di (utilizzando le stesse parole del sito dell’associazione) “porre rimedio allo stato d’abbandono al quale era stato destinato dalle istituzioni“.

In bocca al lupo Ciro.

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ultimo aggiornamento: 05-05-2014


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