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Beretta: “Pochi responsabili che penalizzano tutti, la regola sui cori va rivista”

Il nodo cruciale delle sanzioni applicate alle tifoserie (e ai club) che si distinguono per cori discriminatori è sempre lo stesso: perché punire un intero settore o peggio, la totalità degli spettatori, se a fare determinati cori o a rendersi responsabili di azioni violente sono, spesso, qualche centinaio di persone? Se lo chiedono in molti dopo la squalifica comminata al Milan per i cori contro i napoletani (i rossoneri sono stati penalizzati nuovamente qualche ora fa) e in seguito alla decisione dell’Uefa (molto più inflessibile l’organo europeo) che ha sanzionato la Lazio con un turno a porte chiuse. Nella scorsa stagione i biancocelesti furono costretti a giocarsi il ritorno del quarto di finale di Europa League, contro il Fenerbahce, a porte chiuse.

E la Roma non uscì indenne dopo i cori contro Balotelli: curva Sud chiusa per un turno. E’ un criterio che rischia di colpire tutte o quasi le tifoserie italiane, con conseguente ripercussione sulla grande altra fetta di tifosi corretti che subisce la squalifica. Oltre alle “sanzioni accetta” c’è anche il fattore discrezionalità: come e se giudicare razzista, discriminatorio o offensivo un coro?

Se lo chiede il presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta:

“Noi siamo sempre stati in prima fila sul tema della discriminazione razziale, ma il meccanismo per la definizione degli illeciti e l’apparto sanzionatorio così come viene usato rischia di consegnare il destino delle squadre e del campionato nelle mani di pochi irresponsabili e facinorosi. In Italia, poi, non c’è solo l’aspetto razziale ma anche il tema della discriminazione territoriale. Le società chiederanno quindi di riflettere su quanto è avvenuto in queste prime settimane di campionato per cercare di capire quale possa essere il migliore apparto sanzionatorio da adottare correggendo l’attuale che non tiene conto tra piccole insignificanti minoranze e i danni che può produrre. Si deve insomma aprire una riflessione su come evitare che siano penalizzate, il movimento calcio, tutte le società e tanti tifosi perbene ed evitare il potere di ricatto e di condizionamento da parte di piccole frange”.

La posizione di Adriano Galliani è ancora più netta:

“Capisco il razzismo, ma la norma sulla discriminazione territoriale c’è solo in Italia, non ha senso e va abolita: tutti i presidenti di Serie A sono d’accordo con me e ho già chiamato il presidente della Figc Abete per dirglielo. Ha detto che ci penseranno. Nessun giornale o televisione ha sentito quei cori perché probabilmente non c’è stato nulla. Sarebbero stati sentiti da alcuni funzionari della Procura federale. Forse li hanno sentiti in bagno, al bar o non so dove. Ero allo Juventus Stadium e sentivo tanti cori contro Balotelli, altri no. La prossima volta ci sarà 0-3 a tavolino e penalizzazione in classifica, quindi se cinquanta persone si organizzano possono uccidere una società. Un conto è il razzismo, come indicato dall’Uefa, un conto la storia della discriminazione territoriale che non può essere paragonata al razzismo. Questa sanzione non la possiamo proprio accettare”.

antonio

Semplicemente uno che scrive... Giornalista sportivo con la passione per la letteratura e un'altra, smodata, per la musica (in particolare new wave, post punk, goth-rock e psych-rock ). Venera il mare grazie al sangue isolano di sua madre che scorre nelle vene, nonostante una vita trascorsa tra palazzi e cemento...

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