Oggi Raoul Bellanova compie 23 anni. Non sappiamo se stanotte ha sognato Istanbul, se è riuscito a prendere sonno dopo tutta l’adrenalina di San Siro che festeggia il derby vinto e la finale di Champions League; se ha pensato, anche solo per un attimo, che ci sarà e magari, chissà, qualche minuto della gara più importante della vita potrebbe anche giocarlo. E, comunque, la coppa è lì, la si può prendere.
Se potessimo dargli un consiglio, ammesso che ne senta il bisogno, gli diremmo di gustarsi appieno il momento. E non tanto perché è un giocatore in prestito e ancora non è ben definito il suo futuro. Piuttosto + perché col racconto del presente Raoul ha qualche problema. Capita, nell’era dei social. La memoria è diventata un crudele esercizio di massa, lo scherzo di qualche algoritmo o tutte e due le cose insieme. Sta di fatto che lui, nonostante abbia solo 23 anni, ogni tanto si trova a dover cancellare tracce del suo stare al mondo. O forse no, gli succede proprio perché è un giovane dei nostri tempi e a certe cose è sensibile, ne coglie l’opportunità o qualcuno lo induce a riflettere che non è il caso che certe cose succedano.
Seguite il racconto, c’è un filo che attraversa la carriera del ragazzo, come se fosse una maldicenza quando invece è solo sincerità. Partiamo dallo scorso campionato. Bellanova gioca nel Cagliari in una stagione che si conclude drammaticamente a Venezia, all’ultima giornata. I sardi non riescono a vincere e retrocedono in Serie B. Raoul prova dolore e lo esterna con un messaggio, a differenza dei compagni che preferiscono la via del silenzio, forse intuendo che in certi momenti ogni pensiero può sembrare inopportuna o urtare qualche sensibilità. Lui no, ci prova, anche se sa la difficoltà nel riuscire a esprimere ciò che si ha dentro: «Trovare le parole è difficile, non ho ancora dormito. Nella mia testa rimbomba quel minuto 60, quella parata su quel tiro che avrebbe cambiato tutto, che avrebbe scritto un finale diverso. Continuo a chiedermi perché il destino abbia deciso così, un perché non l’ho trovato, però sono arrivato a una conclusione e ci tengo a dirla: sono orgoglioso di aver indossato questi colori, di aver lottato con i miei compagni nel bene e nel male fino all’ultima partita, di averci messo il cuore insieme a loro. Purtroppo non è andata come volevamo, ma ci abbiamo provato fino alla fine. Non so il futuro dove mi porterà ma sono convinto che Cagliari tornerà a stare dove merita». Pensato, scritto, pubblicato. E poi rimosso, anche se è una mossa in ritardo, come salvare un pallone che è già oltre la linea di porta, ormai è finito in rete, è un gesto estremo del tutto inutile.
Magari gli è sembrato che per essere un giocatore non ancora di proprietà del Cagliari appare fuori luogo. Gli ultimi mesi non avevano fatto che alimentare voci di mercato, accostandolo a diverse squadre grazie a un rendimento in progressiva crescita. Si parla d’importanti club, il futuro appare promettente.
Un’attenzione meritata, che le statistiche vanno a certificare: in una speciale classifica europea sono soltanto tre i difensori nati a partire 2000 ad avere prodotto pià di 20 occasioni nei maggiori cinque campionati europei 2021/22: Jeremie Frimpong del Bayer Leverkusen, Alphonso Davies del Bayern e lui, valido rappresentante dei terzini italiani. E, soprattutto veloce. É la caratteristica sulla quale fa leva l’Inter, nel momento in cui Bellanova arriva a Milano in prestito, dopo che il Cagliari lo ha acquisito definitivamente dal Bordeaux.
«Sono felicissimo di indossare questi colori e di essere qui. Non vedo l’ora di cominciare. Emozioni? Difficili da descrivere. E’ un sogno che si avvera perché entro a far parte della mia squadra del cuore»: Bellanova si presenta così al popolo interista, Stavolta tutto ok, le parole sono giuste? No, va data in contemporanea una pennellata di bianco sopra quelle del suo profilo Instagram spese 3 anni prima quando giocava dall’altra parte della città, nella Primavera del Milan. Che non si sappia, soprattutto, l’elogio del rossonero: «Questi colori resteranno per sempre dentro di me». E non è neanche il caso di avere sostenuto che fosse «una casa, un punto di riferimento».
E dire che stiamo parlando di un tifoso interista, che da bambino guardava Maicon con gli occhi della meraviglia e si ricorda perfettamente due suoi gol iconici, «uno alla Juventus da fuori area e un altro al Milan sotto l’incrocio».
Attualmente sul suo Instagram la foto che lo presenta lo vede baciare la Supercoppa vinta a Riad. Se l’aggiornerà con altri trofei – c’è anche la Coppa Italia da conquistare – vorrà dire che va davvero tutto bene.
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