Il Corriere dello Sport, nell’editoriale di Roberto Beccantini, ha clamorosamente messo in mezzo la cosiddetta “arte di simulare” di Juan Cuadrado, che da pochi giorni ha lasciato la Juventus.
IL COMMENTO – «Un tuffo di silenzio alla “memoria”. Se l’arbitro deve essere superiore a tutto, i giocatori vogliono essere superiori a tutti. E, per questo, non si negano nulla. La simulazione è similitudine blasfema, di pancia, strumento grezzo per imbrogliare l’episodio. Cuadrado non ha fatto scuola perché la scuola è sempre esistita. Come l’urlo imprigionò la rete di Marco Tardelli al Bernabeu, così il casqué ha condizionato la carriera di Juan. È difficile sradicarlo dalle metafore dei trampolini e delle piscine. Cuadrado deve la fama all’allenamento del gesto e al peso della maglia».
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