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Dall’entourage di Thiago Motta: “Trattamento vergognoso”. Scoppia la bufera

Dario Canovi, padre del procuratore di Thiago Motta, commenta l’esonero dell’ex tecnico della Juventus analizzando la situazione bianconera e retroscena dell’addio.

La parabola di Thiago Motta sulla panchina della Juventus si è chiusa in modo tanto rapido quanto rumoroso. Sbarcato a Torino nell’estate del 2024 con il biglietto da visita di un Bologna da sogno, capace di centrare la Champions League, l’ex centrocampista aveva portato con sé un’onda di entusiasmo e promesse di calcio moderno. Ma la realtà ha presto preso il sopravvento: una squadra inceppata, risultati altalenanti e batoste pesanti come quelle contro Atalanta (0-4) e Fiorentina (0-3), unite all’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dell’Empoli e al flop europeo col PSV. Il 23 marzo 2025, dopo un pranzo al vetriolo con i vertici bianconeri, la decisione è stata inevitabile: esonero e passaggio di consegne a Igor Tudor. Il tecnico serbo punta ad una conferma che potrebbe arrivare soltanto in un caso.

Dario Canovi tuona: “Trattato in modo vergognoso”

A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Dario Canovi, padre dell’agente di Motta. Intervistato da TMW, non ha nascosto il suo disappunto: “Non mi interessa discutere l’esonero, ma voglio dire una cosa: il trattamento riservato a Thiago, e non parlo della Juventus, è stato vergognoso”. Parole che pesano come macigni e che sembrano puntare dritto a un tritacarne mediatico, accusato di aver trasformato Motta in un capro espiatorio. Per Canovi, la gogna pubblica ha superato ogni limite, colpendo l’uomo oltre il professionista e dipingendo un ritratto ingiusto di un tecnico finito nel mirino senza tregua.

“Basta bugie, i giocatori erano con lui”

Non contento, Canovi ha voluto mettere i puntini sulle i: “È una falsità dire che non andava d’accordo con la squadra. Criticate pure l’allenatore, ma lasciate stare l’uomo”. Una difesa appassionata, che smentisce le voci di uno spogliatoio in rivolta e dipinge Motta come vittima di un racconto distorto. Nessuna frecciata diretta alla Juventus, ma un monito chiaro: il fallimento di Torino non può ridursi a una questione di rapporti umani. La sensazione è che, per Canovi, il destino di Thiago sia stato segnato da un ambiente ostile più che da errori tattici. Un finale che lascia l’amaro in bocca e apre riflessioni sul peso delle pressioni nel calcio di vertice.

Redazione F

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