Da calciatore era soprannominato Il Cagnaccio per due motivi: aveva il phisique du role di un mastino rognoso capace di mordere e ancora mordere sulle caviglie degli avversari; non solo, il suo modo di dominare il centrocampo faceva di lui un vero segugio, sempre a caccia del pallone, pressing e marcatura, recupero palla e grezza impostazione. Giuseppe Iachini divenne fedele a Walter Novellino che incontrò a Ravenna e seguì a Venezia, fu proprio con lui che cominciò l’avventura da allenatore come vice a Piacenza: si mise in proprio, ma in maniera travagliata per via del mancato possesso del patentino, a Venezia, quindi a Cesena senza intoppi in C1, play-off raggiunti e promozione sfiorata.
Merita dunque la B a Vicenza che conduce a una salvezza tranquilla, poi il Piacenza sempre in seconda serie, l’anno in cui c’era pure la Juve: quarto posto e niente play-off per la marcia forsennata delle prime tre della classe (Juve, Napoli e Genoa), ma al Garilli si vide grande calcio. Premesse ottime per prendere le redini di un Chievo appena retrocesso e voglioso di rimanere in purgatorio non più di una stagione: campionato vinto e esordio in A anche per il tecnico marchigiano. Esonerato. Riparte da Brescia: promozione, esonero in massima serie, viene richiamato al controesonero di Beretta, rondinelle di nuovo giù, Iachini non confermato.
Sampdoria, Atzori sollevato dall’incarico con i blucerchiati delusione assoluta: arriva il sanguigno allenatore di Ascoli, risolleva morale e gioco dei liguri, play-off e Serie A. La terza promozione al terzo tentativo: abbastanza per rimanere sotto la Lanterna? No:
“Che cosa è successo alla Samp? Qualcuno diceva che non avevo il profilo. In effetti sono brutto di faccia e di profilo (ride, ndr). Non i Garrone, assolutamente no. Sia il padre sia il figlio mi hanno dimostrato stima e riconoscenza. Loro volevano che rimanessi”.
Evidentemente in società qualcuno no (Sensibile?). Iachini resta a casa fino alla chiamata di Antonelli. Nuova tappa Siena per centrare una salvezza difficilissima, con una squadra tra l’altro in corso d’opera per via del massiccio mercato in entrata e in uscita operato dalla dirigenza a gennaio:
“Alla Samp schieravo il trequartista e due punte. Qui abbiamo un esterno molto offensivo, più Sestu, Rosina ed Emeghara. Cerchiamo di coinvolgere cinque-sei giocatori in ogni attacco alla porta avversaria, non pochi per una formazione che deve salvarsi. Io il grintoso col cappellino? Si appiccicano etichette senza conoscere i metodi di lavoro, senza vedere le partite. A me piace parlare con i risultati, a parole non sono bravo. Sono stato un mediano da combattimento, però come tecnico inseguo la qualità”.
Domenica trasferta a Torino, sfida alla corazzata Juve con l’ormai collaudato 3-4-1-2:
“Come si ferma la Juve? Con l’obiettivo di andare a Torino per segnare almeno un goal. Difendersi e basta non può bastare. Dovremo essere perfetti nella fase di non possesso palla e inventarci qualcosa in avanti”.
Cinque partite e dieci punti (e il rigore sbagliato da Rosina a Torino ancora grida vendetta), il ruolino del Siena nell’ultimo mese è da zona Champions. Ora la sfida alla Juve in cui un ko non sarebbe vissuto come un dramma, ma poi per Iachini e i suoi ragazzi comincia un tour de force delicatissimo, nell’ordine e senza soluzione di continuità: Atalanta, Palermo, Cagliari, Genoa, Parma, Pescara e Chievo. Iachini è realista ma ci crede: “Da uno a dieci quante possibilità ha il Siena di salvarsi? Oggi dico sei. La salvezza è difficile, non impossibile…“.
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