Nel mondo del calcio, i cambiamenti di panchina sono spesso momenti chiave. Quando una società storica come la Juventus decide di ripartire con una nuova guida tecnica, significa che qualcosa di profondo deve essere ricostruito. E non si tratta solo di tattica.
Dopo settimane di tensione e risultati deludenti, la dirigenza bianconera ha voltato pagina. La scelta è ricaduta su un volto noto a Torino, uno che conosce bene l’ambiente e che ha già indossato quei colori: Igor Tudor. Un ritorno carico di significato, ma anche di responsabilità.
Tudor conosce già la Continassa, avendoci lavorato nello staff di Andrea Pirlo, ma oggi lo scenario è cambiato: stavolta è lui il capo, l’uomo a cui è affidato il compito di rimettere ordine, dentro e fuori dal campo. Il tecnico croato non ha perso tempo: visite d’idoneità al mattino, allenamento nel pomeriggio, e subito un discorso diretto ai giocatori.
Tudor si è rivolto alla squadra con parole chiare, puntando dritto al cuore della questione. “Prima ancora di avere, idee e schemi, dobbiamo ritrovare l’orgoglio per dimostrare il nostro valore, lavorando e giocando fino alla fine, anche per la maglia”. Un richiamo all’identità, alla mentalità, a quello spirito Juventus che, nelle ultime uscite, sembrava essersi perso.
L’invito non è solo a migliorare tecnicamente, ma a riscoprire cosa significa essere parte della Juventus. Un messaggio che va oltre il campo, diretto anche ai tifosi e all’ambiente.
Il tempo stringe. Mancano nove partite alla fine del campionato, e l’obiettivo è chiaro: la qualificazione alla Champions League. Tudor, come riporta Repubblica, è convinto che la squadra abbia i mezzi per riuscirci. Ma è il momento di prendersi le proprie responsabilità: “Di certo, comanda Igor, pure per quell’aurea da juventino che ha già incendiato i tifosi ma i giocatori, in questi due mesi, si giocano la faccia, oltre che la classifica. Fine degli alibi.”
È questo il messaggio forte: basta scuse, è ora di dimostrare chi si è. Tudor ha aperto un nuovo capitolo, e lo ha fatto partendo dall’orgoglio.
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