Lo dicono gli analisti, i cosiddetti esperti, i tifosi sotto l’ombrellone e più di un addetto ai lavori: la Roma 2.0 di Rudi Garcia è la principale candidata a vincere il prossimo campionato di Serie A. Lo certifica un mercato principesco che quest’anno, almeno fino ad ora, non ha potuto fare affidamento sugli introiti robusti garantiti un anno fa dalle cessioni di Lamela, Osvaldo e Marquinhos. No, quest’anno l’economo giallorosso ha potuto inserire alla voce “entrate” i pochi spiccioli ricavati da Dodò, Verre e D’Alessandro, mentre sono stati sganciati milioni di euro per i vari Uçan, Astori e Iturbe, senza dimenticare di inserire in bilancio Nainggolan e Sanabria, aggiungendo per altro i corposi contratti offerti agli svincolati Cole, Emanuelson e Keita.

Da più parti si sente dire: a oggi Walter Sabatini è l’uomo mercato numero uno in Italia. Liberatosi dalla zavorra Baldini, il tenebroso umbro che in passato ha fatto anche il calciatore e l’allenatore ha potuto giganteggiare in sede di trattativa grazie a una disponibilità economica che non si è ben capito se provenga dalle banche, dagli sponsor, dagli americani o da tutte queste componenti. Fatto sta che quest’anno il direttore sportivo romanista ha deciso di adottare una tattica che solo due estati fa fece indignare i tifosi fiorentini nell’affaire Berbatov (su cui interferì la Juve, poi tra i due litiganti la spuntò il Fulham): gli altri si siedono al tavolo e lavorano sui fianchi dell’interlocutore, quando manca l’accordo economico ecco che arriva il falco Sabatini che offre di più alla società e al calciatore, concludendo in un baleno l’affare.

Lo ha fatto con Juan Manuel Iturbe sfruttando il disorientamento juventino per le dimissioni di Conte: Marotta aveva ormai chiuso col giocatore, mancava però l’accordo con Setti e Sogliano dell’Hellas Verona (ma anche e soprattutto con l’intermediario Mascardi), appena la dirigenza bianconera ha mollato la presa, Sabatini ha dirottato l’argentino su Roma con un’offerta che non ha fatto titubare nessuna delle parti in causa (i famosi 30 milioni). Ma ancor più clamoroso è stato lo scippo di Davide Astori alla Lazio: il neo-presidente del Cagliari Giulini con l’avallo di mister Zeman aveva ormai messo in conto di cedere il calciatore a Lotito, che però insisteva sui dettagli per spuntarla sul prezzo, Sabatini non ha perso tempo e con 7 milioni lo ha strappato ai cugini.

Finita qua? Secondo Il Tempo la Roma ci ha riprovato con Stefan De Vrij: la Lazio ha pagato 8,5 milioni di euro al Feyenoord per il suo cartellino, all’olandese è stato offerto un contratto da 1,5 milioni annui. Cifre tutto sommato abbordabili per quello che è stato definito il miglior difensore dei Mondiali brasiliani, così dalla stanza dei bottoni romanista è rimbalzata la solita idea: offrire di più al club di Rotterdam, di più al giocatore e ripetere lo sgambetto a Lotito. Una tattica che pone in imbarazzo i calciatori e fa infuriare i tifosi: per fortuna che esistono anche i patti d’onore, dacché De Vrij ha declinato l’offerta e ha fatto valere la propria volontà di trasferirsi sulla sponda biancoceleste del Tevere. Perché gli affari sono affari, ma non basta cash sonante e l’aria da duro per averla sempre vinta.

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