Nel calcio moderno, i progetti legati alle seconde squadre rappresentano una scommessa importante per i club di alto livello. In Italia, questo modello ha trovato una delle sue principali espressioni nella Juventus Next Gen, la formazione che milita tra i professionisti e che rappresenta un laboratorio di crescita per i giovani talenti bianconeri. Tuttavia, il percorso non è sempre stato lineare e, come ogni esperimento ambizioso, ha vissuto momenti di difficoltà profonda.
Spesso si tende a pensare che una seconda squadra di un top club, per il solo fatto di appartenere a una grande società, possa evitare certe dinamiche del calcio minore. Ma la realtà dei campionati come la Serie C è ben diversa. Competizione serrata, budget ridotti, campi difficili e una pressione continua mettono alla prova chiunque. E anche una realtà strutturata come la Juventus Next Gen ha dovuto affrontare sfide impreviste.
A raccontare uno dei periodi più critici del progetto è Claudio Chiellini, dirigente bianconero, che in un’intervista a L’Ultimo Uomo ha svelato un retroscena sorprendente. All’inizio della stagione, la squadra si trovava ultima in classifica e il rischio di retrocessione era tangibile. “Noi abbiamo passato mesi all’inizio dell’anno in cui eravamo ultimi in classifica, sembrava ci fosse il rischio concreto di non riuscire a raddrizzare le cose, ed è stato pesante. E posso dirvi che io non ci dormivo la notte, con la paura di retrocedere.”
Ma è proprio da questa esperienza che emerge una riflessione più ampia. Chiellini sottolinea come, all’estero, la retrocessione faccia parte del processo di crescita di una seconda squadra. “In verità però, e lo dico dopo aver sentito discorsi su situazioni analoghe di altre squadre, la retrocessione secondo me può anche far parte del percorso. All’estero, in Spagna e in Germania, è la normalità sia vincere campionati ed essere promossi, sia retrocedere.”
E non solo: secondo lui, la Serie D potrebbe rappresentare una valida opportunità per molti club italiani che vogliono avviare un progetto simile. “Oggi non è così ampia la differenza tra la Serie D, o almeno le sue prime 10 squadre, e le ultime 10 di Serie C. Bisognerebbe dare la possibilità di iscrivere le seconde squadre in Serie D, visto che ovviamente non è facile trovare spazio in Serie C. Permetterebbe a chi oggi magari ha problematiche con gli stadi e di bilancio, di partire con il progetto, capirne i pregi, i difetti, le difficoltà e poi di costruire con il tempo delle squadre con cui stabilirsi in Serie D o anche in Serie C. In tanti altri Paesi funziona così, non vedo perché in Italia no. Sarebbe un incentivo per tante squadre.”
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