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Perché l’Atletico Madrid non è un buon sorteggio per l’Inter

L’analisi sugli ottavi di finale di Champions League che vedranno l’Atletico Madrid affrontare l’Inter. I dettagli

Il sorteggio di Champions League ha messo Inter-Atletico Madrid tra i grandi appuntamenti degli ottavi. Sfida anche di amicizie, con un rapporto tra connazionali e anche tra ex compagni di squadra: Simeone è argentino come Zanetti e ha giocato in nerazzurro, mentre da laziale ha convissuto con Inzaghi. Come scrive oggi Alessia Scurati su Tuttosport, sarebbe un errore leggere la compagine spagnola con le categorie interpretative tradizionali: «L’Atleti è sempre stata una squadra arroccata che concedeva poco spazio o niente agli avversari. La versione europea 2023/24, invece, è quella di una formazione più offensiva che mai e molto simile all’Inter. Con Lino a sinistra Molina a destra a spingere sugli esterni. Davanti, a fare la differenza, Morata e Griezmann. A incrementare il valore dei colchoneros, aggiungiamo una serie di considerazioni che poggiano sulla struttura della squadra e sul rendimento nel girone, il vero terreno d’indagine da considerare: nella corsa a tappe della Liga i biancorossi sono attardati, del resto a brillare e ad essere in testa è il Girone, club che non partecipa alle coppe europee».

1) Il 3-5-2. Simeone utilizza lo stesso modulo del collega. Occhio ai duelli individuali, l’Atletico è davvero tosto. Basti pensare a uno come Rodrigo De Paul, mezzala in grado di proporsi con continuità in entrambe le fasi.
2) La coppia d’attacco. Non c’è da fare molti discorsi, è sufficiente restare ai numeri. Morata e Griezmann condividono con Haaland e Hojlund (ormai fuori dai giochi) la posizione di testa della classifica cannonieri con 5 reti.
3) Nessuno come lui. Vedendo i giudizi lungo le 6 gare del girone, le Petit Diable va considerato come il migliore per adesso di tutta la competizione. A Roma, con la Lazio, di Griezmann si è scritto che è apparso «una spanna sopra gli altri». Nel 3-2 col Feyenoord è andato in rete e ha offerto una dimostrazione della sua classe. In Scozia ha segnato dagli 11 metri (a San Siro ricorderà certamente l’errore dal dischetto nella finale 2016 con il Real…). Al ritorno con il Celtic si è divertito siglando una doppietta. Ha chiuso, infine, con la Lazio, facendosi trovare puntuale alla battuta a colpo sicuro su invito di Lino. Un giocatore completo, che si ricorda di essere una punta anche quando va a fare il centrocampista, in un misto di saggezza tattica e metodica applicazione. Da uno come lui è normale aspettarsi un’invenzione, una giocata che sta solo nella sua testa.

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