Dopo 326 partite e 49 gol in nove anni di Roma, Simone Perrotta dice basta, chiude la sua storia col sodalizio giallorosso e probabilmente appenderà gli scarpini al chiodo: è una intervista dal sapore amaro quella rilasciata questa mattina dal centrocampista calabrese a TeleRadioStereo, dopo aver dato tutto e forse anche di più deve farsi da parte senza neanche la possibilità di salutare i suoi tifosi. Un giocatore, Perrotta, che si è sempre contraddistinto per professionalità e lealtà, mai una polemica, 36 anni, un Mondiale vinto con l’Italia e anche una statua a lui dedicata a Ashton-Under-Lyne, suo paese di nascita vicino Manchester, mentre corre insieme a Hurst e Armfield, anche loro campioni del mondo e anche loro nati lì.
Reggina, Juve, Bari e Chievo, prima dell’approdo nella capitale: era il 2004, Perrotta sin dalla prima stagione con Voeller e Delneri gioca da titolare, ma è con Spalletti che esplode diventando a tratti trequartista, abilissimo negli inserimenti da dietro. Oggi come detto l’annuncio dei titoli di coda:
“Con la Roma sicuramente non continuerò a giocare, è una fase di valutazione. Sto valutando diverse cose. Rammaricato per questa ultima parte di carriera alla Roma? Il rammarico è l’ultima partita, non doveva finire così. Era scritto in un altro modo, più che un rammarico è un dolore che difficilmente riuscirò a superare. Non doveva finire così. E’ lo sport che ci ha abituato a subìre sconfitte così cocenti, il rammarico è non avere la possibilità di rifarmi. Volevo giocarla, purtroppo non possono giocare tutti. Ripeto: non doveva finire così. Non credo di continuare a giocare, è giusto che la mia storia finisca da “ex giocatore della Roma”, non “ex di una squadra qualunque”. Ho la possibilità di fare un anno o due da un’altra parte ma è giusto finire così”.
Di certo Perrotta sperava che la storia finisse in altro modo:
“Può darsi che la mia storia con la Roma vada avanti in un altro modo: è giusto che il loro progetto vada avanti con i giocatori che ritengono adatti. Garcia? Non mi ha chiamato, ma ancora spero lo faccia. In ogni modo avrei voluto salutare i tifosi: non io come Simone Perrotta, doveva andare in un altro modo per tutti. Era scritta in un altro modo: come sono entrato in punta di piedi, è giusto che me ne esca in punta di piedi”.
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