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Robbie Rogers: “Sono gay e lascio il calcio”

Robbie Rogers, 25enne calciatore statunitense, ha annunciato di essere gay e di lasciare il mondo del calcio. L’attaccante americano, che ha giocato in Inghilterra nel Leeds e nello Stevanage, oltre che nella nazionale americana, ha scelto il suo blog per comunicare la decisione shock. Il post in questione si apre con queste parole:

Le cose non sono mai come sembrano… Tutta la mia vita mi sono sentito diverso, diverso dai miei coetanei, diverso anche dalla mia famiglia. Nella società di oggi essere diverso ti rende coraggioso.

Il calciatore ha spiegato che “negli ultimi 25 anni ho avuto paura di mostrare chi ero veramente” e che adesso, dichiarata la sua vera identità sessuale, si sente “un uomo libero”:

Prova a spiegare ai tuoi cari, dopo 25 anni, che sei gay. Prova a convincere te stesso che il tuo Creatore ha lo scopo più meraviglioso per te, anche se ti è stato insegnato in modo diverso.

L’annuncio fa ovviamente scalpore visto che avviene all’interno di un mondo, quello del calcio (e dello sport in generale), in cui l’omosessualità viene quasi rifiutata. Basti citare in proposito la dichiarazione omofobe di un giocatore di football dei San Francisco 49/o, Chris Culliver, pochi giorni prima dell’ultima edizione del SuperBowl:

Un gay nello spogliatoio non sarebbe gradito e se ci fosse andrebbe cacciato.

Senza dimenticare la figuraccia di Antonio Cassano fatta la scorsa estate durante gli Europei di Calcio e le pressioni mosse dai tifosi dello Zenit San Pietroburgo, allenato da Luciano Spalletti, nei confronti della società affinché non acquistasse calciatori di colore o gay.
Rogers, evidentemente conscio degli ostacoli che avrebbe dovuto affrontare dopo un annuncio del genere, ha spiegato:

Ora è il mio tempo di allontanarsi. E il tempo di scoprire me stesso lontano dal calcio. E’ l’una a Londra quando scrivo questo e non potrei essere più felice per la mia decisione. La vita è così piena di cose incredibili.

Una vicenda che provoca tristezza perché, se è vero che Rogers non è stato esplicitamente costretto ad allontanarsi dalla sua professione, è chiaro che l’omosessualità è ancora, incredibilmente, incompatibile con il mondo del calcio. Ed è altrettanto evidente che Rogers non può essere considerato un eroe, come invece alcuni giornali lo hanno definito nelle ultime ore. Non si diventa eroi solo perché omosessuali.

Foto | Getty Images

Massimo Galanto

Classe 1988, pugliese di nascita, è giornalista pubblicista dal 2010. Scopre il mondo dei blog per caso, dopo esperienze legate ai giornali di ‘carta’. Laureato prima all'Università degli Studi di Bari e poi a La Sapienza di Roma, vive nella Capitale. Ma in questo momento potrebbe essere ovunque.

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