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Supercoppa senza storia? Migliore in campo: Buffon.

Quattro accelerazioni, o combinazioni, studiate almeno in tre casi a tavolino e completamente fuori dalla portata di questa Lazio che ha ossatura ma (per il momento) non ha gamba. E quindi si scioglie, come logica vuole, quando deve inseguire (sia il risultato che gli avversari). Insomma, il copione Petkovic non poteva funzionare una volta incassata la rete del predestinato per eccellenza, quel Paul Pogba che tremare i compagni di reparto fa.

Facile dire senza Marchisio la Juve è cresciuta. Facile e falso. Pirlo non ha distribuito lampi, ma solo saggezza e geometrie, Vidal ha caricato benzina diesel invece che la solita miscela Verde Pro Active e ha fatto comunque il top player nel momento topico. Cioè quei 4 minuti della ripresa che hanno chiuso lo score in una maniera che non ha precedenti in Supercoppa, neppure in quel nefasto 5-1 che proprio la Juve incassò al San Paolo di Napoli sotto la guida naif (cit. Petkovic) di Gigi Maifredi.

E se la difesa ha fatto l’ordinario senza straordinari (Barzagli pulito ma non ancora con i novanta nelle gambe, Chiellini nel suo standard più un gol alla Krol partendo dalla difesa, Bonucci non si sa nemmeno se fosse in campo), con l’attacco che fa ancora storcere il naso di quelli che non hanno mai visto una gara internazionale che non avesse una squadra a scelta tra Barcellona, Bayern Monaco e Borussia Dortmund, ecco allora che la palma di MVP va di diritto al capitano. Gigi Buffon.

Al solito tacciato di ormai consunta inadeguatezza dopo le uscite americane e l’amichevole papale contro l’Argentina, sono sufficienti tre fotogrammi per consegnare questo premio virtuale che non è propriamente solo una provocazione: tre interventi colla attack su Candreva in versione Cristiano Ronaldo (o Quagliarella) cioè “tiro dappertutto”. Alaba e Mandzukic sono alle spalle perché “I grandi campioni non solo si migliorano, ma vengono fuori nei match che contano, quelli in cui c’è qualcosa in palio” (cit. dopopartita e quindi secondo fotogramma).

Il terzo sta nel mezzo ed è l’isterica arrabbiatura con i compagni staccatori che permettono a Klose di girare verso la porta, ma a lato, sul 4-0 acquisito. È lui lo spirito Juve, lo spirito Conte e, piaccia o non piaccia a Prandelli che si preoccupa delle carezze al celato carisma di Balotelli, anche lo spirito della Nazionale che al solito si presenterà al Mondiale con un amalgama tutto da trovare.

utentemomblano2

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