Conte dopo la vittoria: «Dobbiamo ancora migliorare»

Antonio Conte, Norvegia-Italia 0-2

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77 anni fa l’ultima vittoria dell’Italia in Norvegia. 77 anni fa prima di oggi, prima che sulla panchina azzurra sedesse Antonio Conte.

Il ct e la sua Nazionale bissano la vittoria dell’esordio in amichevole contro l’Olanda (2-0 a Bari).

Certo, contro gli Oranje c’era il dubbio che i nostri avversari fossero venuti a giocarsela in vacanza. Ma evidentemente gli olandesi non sono già più quelli dei Mondiali, che si triturano la Spagna con una manita indimenticabile: hanno perso anche stasera, la prima partita di stagione che conta, castigati 2-1 dalla Repubblica Ceca nel loro girone di qualificazione agli Europei 2016. E nemmeno gli Azzurri sono gli stessi che si sono visti con il ct Prandelli. Solo che alla clamorosa involuzione dell’Olanda corrisponde una crescita dei colori nostrani.

La Norvegia non sarà irresistibile In una decina di giorni di lavoro, Conte ha operato una rivoluzione, nel modulo, nel tipo di gioco (i tifosi della Nazionale si dovranno abituare a soffrire quando gli Azzurri, come faceva la Juventus, non vogliono buttar la palla e passano dai piedi di Buffon anche in situazioni difficili), nella mentalità.

È chiaro che sia difficile imporre un modo di giocare così, a una squadra non di club. Ma Conte ci sta riuscendo, seppur con qualche affanno. Anche se lui, nell’intervista post-partita, sorridente e giustamente soddisfatto, dopo un caloroso abbraccio con Gigi Buffon, dice:

«Non mi ricordo di Buffon che si è sporcato i guanti. Mi ricordo di situazioni pericolose create da noi, dove potevamo anche arrotondare il punteggio. Non sarà facile per nessuno venire a giocare qui in Norvegia».

Sul risultato ottenuto, Conte ribadisce la soddisfazione:

«Non era semplice. Era tantissimo tempo che non vincevamo in Norvegia. Sono sempre partite particolari, queste. Diciamo che in nove giorni siamo riusciti a fare cose importanti con questi ragazzi.
Adesso dobbiamo migliorare, imparare a conoscerci e progredire sul piano del gioco. È inevitabile che bisogna migliorare sul palleggio, ma mi è piaciuta l’applicazione del gioco da dietro, il farci attaccare alti per poi aprire gli spazi e attaccare alle spalle dei loro difensori».

E a noi non può che piacere un ct che in panchina della Nazionale sfodera una grinta, una rabbia, una voglia di vincere che difficilmente si può ricordare. Discute con il quarto uomo, si arrabbia, si sbraccia, dà indicazioni, urla ai giocatori che «quest’arbitro non fischia un ***», esulta, si dispera senza mezzi termini quando Zaza e Florenzi falliscono il 3-0, vive la partita come un tifoso, fino all’ultimo. Anche quando è chiaro che questa Norvegia non ce la farà.

Margini di miglioramento, gli chiedono. E lui risponde:

«I margini ci devono essere per forza perché sono solo 9 giorni che stiamo lavorando. Abbiamo fatto sempre allenamenti doppi, dal punto di vista tattico, e penso che si sia visto. Sicuramente si deve migliorare, ma sono contento della disponibilità che mi hanno dato questi ragazzi. Oggi c’erano sette giocatori nuovi rispetto ai Mondiali. Bisogna insistere, lavorarci, e guadare sempre il campo, perché chi merita gioca».

Chi merita gioca. È la filosofia di Conte, che ha ribadito, una volta di più, che comanda lui. E per il momento, due partite, due vittorie. Conoscendo il ct, sappiamo che non si sentirà sazio: la fame di vittorie si autoalimenta.

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