
Liverpool's Northern Irish manager Brendan Rodgers (L) and Arsenal's French manager Arsene Wenger are pictured at the end of the English Premier League football match between Liverpool and Arsenal at Anfield in Liverpool, Northwest England, on December 21, 2014. AFP PHOTO / PAUL ELLIS== RESTRICTED TO EDITORIAL USE. NO USE WITH UNAUTHORIZED AUDIO, VIDEO, DATA, FIXTURE LISTS, CLUB/LEAGUE LOGOS OR LIVE SERVICES. ONLINE IN-MATCH USE LIMITED TO 45 IMAGES, NO VIDEO EMULATION. NO USE IN BETTING, GAMES OR SINGLE CLUB/LEAGUE/PLAYER PUBLICATIONS. == (Photo credit should read PAUL ELLIS/AFP/Getty Images)
La domanda all’apparenza pare semplice, ma la risposta sorprende e non poco: cosa accomuna Donadoni, Pearson, Streich, Escribà e Garande? Sì, va bene, sono tutti e cinque degli allenatori, ma forse non tutti sanno che guidano le squadre attualmente ultime in classifica nei cinque maggiori campionati europei. E tutti non sono stati esonerati! Che il trend di quest’ultimo periodo, in Italia come all’estero, fosse cambiato rispetto al più o meno recente passato era assodato, ma addirittura pare che al giorno d’oggi esonerare un allenatore sia proprio passato di moda, vuoi per la crisi economica che attanaglia i portafogli a tutte le latitudini europee, vuoi perché col tempo si è capito che va bene la scossa, ma grandi miracoli chi subentra ne può fare pochi.
Così il famigerato panettone, quello che si dice venga mangiato dai “mister” quando arrivano fino a Natale senza schiodarsi dalla panchina assodata di luglio, quest’anno può gustarlo la stragrande maggioranza dei tecnici che avevano condotto le operazioni nel ritiro estivo e poi per questa prima parte di stagione; addirittura in Inghilterra, nonostante le delusioni non manchino, i venti manager sono rimasti in blocco al loro posto, compreso il già citato Nigel Pearson del Leicester ultimo e in chiara difficoltà, o i vari Rodgers (Liverpool), Bruce (Hull) o Dyche (Burnley), anche loro non brillantissimi fino ad ora. In Francia lo stesso: solo i corsi del Bastia hanno deciso di dare il benservito a Makelele appannaggio del duo Printant-Sekli, mentre il Caen fanalino di coda (ma anche un Evian o un Metz) ha ancora fiducia in Garande.
Chiaramente, un esonero su quaranta squadra tra Inghilterra e Francia sono un evento straordinario (a nord della Manica non accadevano zero avvicendamenti prima di Natale da 19 anni, sotto il Canale l’anno passato a quest’ora già in cinque si erano passati il testimone), anche perché negli altri Paesi i numeri sono in diminuzione ma comunque qualche cambio c’è stato. In Spagna per esempio sono quattro gli allenatori esonerati e cioè Ferrer del Cordoba, Mendilibar del Levante, Arrasate della Real Sociedad (al suo posto Moyes) e Francisco dell’Almeria, ma stranamente non Escribà attualmente ultimo con l’Elche, così come è salvo Streich del Friburgo in Germania e il noto Klopp del Dortmund che attualmente occupano le ultime due posizioni in Bundesliga (dove ci sono già stati 4 avvicendamenti tra Schalke, Stoccarda, Amburgo e Werder). E in Italia? Siamo a quattro (Corini, Mazzarri, Bisoli e ora Zeman), come dodici mesi fa. Ma meno del passato più remoto.