
Inter senza parole, caos al Mondiale per Club: è accaduto nella notte - Calcioblog.it (screen Youtube)
Per chi ha seguito l’Inter degli ultimi mesi, il passaggio alla fase a eliminazione diretta del Mondiale per Club non è solo un risultato sportivo.
È, semmai, il riflesso di una squadra in bilico tra l’ambizione globale e le incertezze interne. Per raggiungere i quarti di finale, l’Inter di Cristian Chivu ha mostrato grande solidità battendo il River Plate per 2-0, un successo che ha convinto molti osservatori a rivedere i loro giudizi sull’allenatore romeno. Eppure, l’alone di incertezza che circonda la figura di Cristian Chivu non si è completamente dissolto.
Il tecnico, subentrato a Simone Inzaghi, ha ereditato un gruppo abituato a vincere in Italia e in Europa, ma oggi sottoposto a una pressione extra: quella di far dimenticare un allenatore che comunque ha portato in casa Inter uno scudetto e due finali di Champions League, oltre ad altri titoli. I ritmi forsennati della competizione e il clima estivo però, spesso umido e afoso, hanno messo a dura prova la condizione fisica dei nerazzurri, già in vista della stagione 2025-2026. E mentre Giuseppe Marotta e Piero Ausilio lavorano sul mercato per rafforzare la rosa, l’impressione è che il calendario congestionato rischi di lasciare strascichi più profondi del previsto. In questo scenario, c’è chi, a differenza di Cristian Chivu, non ha saputo nascondere la propria frustrazione.
Maresca sbotta contro il WCC: “Questo non è calcio”
Enzo Maresca, tecnico del Chelsea, non ha usato giri di parole per commentare l’esperienza al Mondiale per Club dopo la vittoria dei suoi contro il Benfica. Le sue dichiarazioni in conferenza stampa sono un j’accuse diretto contro l’organizzazione del torneo e la scelta degli Stati Uniti come paese ospitante: “Per 85 minuti abbiamo controllato la gara. Non abbiamo concesso nulla; abbiamo creato abbastanza occasioni per vincere. Poi, dopo la pausa, la partita è cambiata completamente”.

Il riferimento di Enzo Maresca è a un’interruzione prolungata che ha stravolto il ritmo dell’incontro: “Per me, personalmente, questo non è calcio. Non puoi stare dentro gli spogliatoi per due ore. È qualcosa di completamente nuovo. Capisco che, per motivi di sicurezza, si debba sospendere una partita. Ma se ne sospendi sei, sette, probabilmente questo non è il posto giusto per fare questa competizione”. Uno sfogo netto, che alimenta un dibattito già acceso tra addetti ai lavori, tifosi e federazioni. E che accende i riflettori su un tema cruciale: ha davvero senso collocare un torneo così intenso in un contesto climaticamente e logisticamente problematico come quello degli Stati Uniti?