Se un calciatore di Serie A venisse trovato positivo al coronavirus o se lo fosse un suo famigliare, una persona con cui è entrato in contatto o, ancora, un dirigente, un membro dello staff che ha contatti diretti con gli atleti (dal magazziniere ai massaggiatori e gli autisti) cosa succederebbe al campionato? La FIGC, in base al decreto di ieri del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha deciso di far disputare le partite a porte chiuse in tutta Italia almeno fino al 3 aprile e deve anche pensare a come sistemare il calendario per recuperare le partite non disputate, ma c’è chi già paventa il worst case scenario ossia il peggior scenario possibile: se a essere infetto fosse non una persona del pubblico, ma qualcuno all’interno di una o più squadre di Serie A?

La risposta, con tutta probabilità, è una sola: andrebbe sospeso il campionato. In una squadra di calcio ci sono troppe persone e troppi contatti tra queste persone, inoltre il calcio è uno sport in cui il contatto fisico c’è, eccome, quindi andrebbero messi in quarantena anche gli avversari affrontati negli ultimi 15 giorni. E se si trattasse di una squadra che gioca nelle Coppe europee, molto probabilmente il problema riguarderebbe anche gli avversari stranieri e, di conseguenza, anche i campionati stranieri. Insomma, il mondo del calcio non può permettersi neanche un solo positivo al coronavirus, ma considerato quanto il virus si sta diffondendo, per quanto i calciatori resteranno “in salvo”?

Coronavirus, cosa è successo in Serie C

In Lega Pro, di fatto, è già successo, perché a fine febbraio è stato trovato positivo un calciatore della Pianese e così tutta la squadra e lo staff, circa una trentina di persone, è finito in quarantena e altri suoi compagni sono risultati positivi. Gli ultimi avversari affrontati prima che si scoprisse la positività al coronavirus, sono stati i ragazzi della Juventus Under 23, ma in quella partita il calciatore positivo non era stato schierato, perché era già febbricitante.

Ora il ragazzo è guarito ed è anche già stato dimesso, ma, appunto, una trentina di persone sono finite in quarantena, inoltre, per precauzione, la Juventus ha impedito all’Under 23 di usare i campi vicini a quelli su cui si allena la prima squadra, ossia Cristiano Ronaldo e compagnia. In Serie C, però, i gironi sono più piccoli, gli avversari sono di meno, gli staff più contenuti, i calendari meno fitti.

Basta un solo positivo per bloccare tutto il campionato di Serie A

In Serie A, se si trovasse anche un solo positivo tra calciatori o staff delle squadre, la situazione sarebbe molto più complessa e, senza girarci troppo intorno, la soluzione potrebbe essere soltanto una: sospendere il campionato. Si scatenerebbe una reazione a catena e i controlli verrebbero estesi a tutte le persone entrate in contatto con il contagiato e sarebbero tantissime tra compagni di squadra, personale dirigente, medici, ma anche avversari e, di conseguenza, il problema non riguarderebbe una sola squadra, ma molte di più.

Bisogna poi tenere conto che alcune squadre giocano diverse partite tra campionato e coppe in due settimane, non solo contro squadre italiane, quindi il problema potrebbe diffondersi a macchia d’olio. In poche parole un solo positivo in un team di Serie A, soprattutto se si tratta di una società che gioca anche le coppe, scatenerebbe un effetto domino su tutto il campionato e forse non solo su quello italiano.

Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG

ultimo aggiornamento: 05-03-2020


Serie A. Cagliari-Roma 3-4: i gol di Joao Pedro, Kalinic, Kluivert, Pereiro e Kolarov

Serie A: il calendario delle giornate a porte chiuse (8ª e 9ª giornata di ritorno)