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Roma, vittoria e ombre tra infortuni, fischi, facce lunghe e mezze verità

A Rudi Garcia andava bene anche così, coi due punti rosicchiati alla rivale Juventus: così, quando la partita della Roma era già finita, il tecnico francese dei capitolini s’era distratto come ovvio che fosse quando Radja Nainggolan gli ha indicato il tabellone dello stadio che mostrava il gol del Genoa in extremis. Garcia si è lasciato scappare una linguaccia di felicità, giusto un ghigno di soddisfazione per l’aggancio in vetta avvenuto, poi a freddo ha dovuto fare i conti con gli strascichi – incredibile ma ce ne sono stati – che il successo sul Cesena ha portato in dote alla truppa giallorossa.

Andiamo in ordine cronologico: all’annuncio della formazione ufficiale, i tifosi presenti allo stadio hanno fischiato Ashley Cole, una nota sicuramente stonata nella sinfonia garciana che nella coesione del gruppo (sotto tutti i punti di vista) ha sempre puntato tantissimo; così come non deve avergli fatto piacere notare la faccia, contrariata è forse dir poco, di Iturbe al momento della sostituzione al 52esimo (al suo posto Florenzi). Un paio di minuti dopo si è fermato Astori per un risentimento ai flessori della coscia sinistra (dentro Yanga-Mbiwa che ha poi fornito l’assist gol a De Rossi), a fine partita anche Manolas ha accusato dolori a un ginocchio per una botta presa.

Entrambi i difensori sono in chiaro dubbio per la delicata trasferta di Napoli, ma non bastassero queste beghe eccoci arrivati alle mezze verità, quelle dette e non dette da Mattia Destro a fine partita; il centravanti marchigiano è stato impiegato fin qui 5 volte su 9 da titolare e ha timbrato il cartellino in 4 occasioni, tutte all’Olimpico contro squadre di medio-bassa classifica (solo a Empoli è rimasto a secco). Un rendimento ottimo, ma Garcia – che in Champions non gli ha concesso neanche un minuto – continua a considerarlo una seconda scelta; e lui a fine partita non nasconde un certo disappunto per questa situazione:

“Le altalene tra panchina e campo? Sono decisioni che prende il mister, un conto è giocare dall’inizio un conto dalla panchina, io cerco di sfruttare tutte le occasioni. Quando posso far goal, cerco di fare goal. Più spazio? Ripeto, sono scelte del mister. Io penso con la mia testa, ragiono con la mia testa, quindi più avanti vedremo”.

Ed è quel “più avanti vedremo” che tiene aperte porte che ad oggi neanche si immaginano: è che a Roma non è mai stato davvero amato, lui si sente un giocatore forte (e probabilmente lo è) e vorrebbe dimostrare tutto il suo valore giocando anche i big-match. Ma si sa, certi equilibri, nella capitale a tinte giallorosse, sono difficili da intaccare, per questo a Manchester o a Torino, contro il Bayern o il CSKA gioca un 38enne, appannaggio di un 23enne smanioso di esplodere definitivamente.



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