Mentre la Procura di Parma apre un fascicolo per reati fiscali del club e la Guardia di Finanza è al lavoro per fare luce sui bilanci della società, si aggiunge un’altra voce, un altro racconto a questa intricatissima e per certi versi triste vicenda. A parlare oggi è Alessandro Melli, stella della squadra negli anni 90 e ora team manager, che ha raccontato la sua versione dei fatti in una lunga e interessante intervista al Corriere dello Sport. Dalle sue parole emerge chiara una cosa: l’attuale crisi, da cui non sembra esserci via d’uscita, è tutt’altro che un fulmine a ciel sereno.

La situazione era apparsa agli occhi del dirigente già molto complicata qualche anno fa, più precisamente nel 2011 quando sulla panchina dei gialloblu sedeva Franco Colomba. Le stranezze in quei tempi erano molte ma la gente, Melli compreso, preferiva fidarsi, credere alle parole e ai sogni di grandezza di Ghirardi e Leonardi:

È una storia che è cominciata nell’anno di Colomba, il 2011. Ci hanno tolto le carte carburante e dovevamo anticipare noi i soldi per la benzina. Ma farsi rimborsare diventava sempre più complicato. Ad anticipare i soldi ci pensavano i dipendenti. Io, il segretario, i magazzinieri, gli osservatori. Chi c’era. Poi tutte le volte che c’era una scadenza, arrivava il rinvio. Dovevano pagare i giocatori? Li chiamavano in sede e gli chiedevano di spalmare il contratto: avrebbero preso meno ma per un anno o due in più. Così la corda si allungava. Ma prima o poi qualcuno si sarebbe impiccato. I fornitori all’inizio non volevano perdere un cliente di prestigio. I dipendenti speravano sempre che la difficoltà passasse. Io discutevo, litigavo, ma ottenevo poco o niente. Avrei potuto fare causa, ma Melli che fa causa al Parma non mi piaceva.

Melli definisce il Parma come il Titanic, il suo destino era ineluttabile. Lo ha capito quando una volta il presidente Ghirardi in persona gli aveva chiesto un prestito da ben 100 mila euro, servivano per pagare un premio promesso ai giocatori. Per restituirli i soldi sono serviti tre anni, la scusa era sempre la stessa: la situazione finanziaria del club era solida, c’era solo un problema di “liquidità”. Chi come il team manager amava il club si fidava, preferiva fidarsi. Poi arriva l’anno del centenario, il 2013/2014, e i sogni di grandezza del management crescono a dismisura, così come i danni economici che derivano dalla loro realizzazione:

Era la stagione del Centenario e Leonardi voleva che fosse ricordato come l’anno più bello della storia del Parma, e non ha badato a spese. Un disastro epocale. A noi poi non mancava niente: tutto extralusso, alberghi a cinque stelle, due charter. Una gestione folle. Ghirardi diceva che c’erano problemi di liquidità, ma la società era solida, stabile. In realtà rispettavano soltanto quelli che chiamavano “pagamenti obbligatori”, cioè gli stipendi ai tesserati e quelli dei dipendenti a tempo indeterminato, perché hanno dietro sindacati forti. Sbandieravano gli investimenti, il nuovo centro di Collecchio. Il ristorante, con lo chef stellato e 150-200 coperti al giorno, senza una sola entrata. Come poteva durare?

Le critiche piovono anche sulla gestione del mercato, gestione che a dire il vero è sempre sembrata piuttosto spericolata anche agli addetti ai lavori. Che il Parma avesse oltre 200 tesserati era cosa nota, tutti erano ospiti del famoso ristorante stellato a Collecchio, a spese del Parma ovviamente. Melli riflette amaro su quella che era la realtà e cita suo nonno per spiegare quando fosse semplice capire che la cosa non potesse funzionare: “Le altre società non facevano così, nessuna. E sai cosa diceva mio nonno? Quando sei da solo, o sei il più furbo o sei il più coglione”.

Anche Donadoni in tutti questi anni spesso ha dovuto aprire il portafoglio per venire incontro alle difficoltà dei pagamenti anche i più piccoli, per pagare le spese ai fornitori. Nel frattempo la società lentamente spariva. Ghirardi non si vede a Parma da tempo, Leonardi dopo aver usato dei presunti problemi di salute per spiegare la sua latitanza è tornato, ma ora è di nuovo sparito. Taci è arrivato, ha seguito un paio di partite dalla tribuna e si è volatilizzato, discorso identico per Manenti. Insomma da salvare sembra esserci ben poco. Melli si augura a questo punto solo due cose: che qualcuno possa avere i soldi necessari per salvare almeno il titolo sportivo e ripartire dalla B e che Ghirardi paghi almeno i dipendenti più deboli economicamente:

Spero che paghino le persone che hanno lavorato per loro, il resto non mi interessa. Se fossi nella famiglia Ghirardi mi metterei una mano sul cuore pensando alle centinaia di persone che si sono rovinate e non sanno come pagare il mutuo, o l’affitto. I calciatori sono il meno, loro si salveranno. Il Parma? Spero che qualcuno possa saldare il debito sportivo e salvare il titolo in Serie B.

Una fine bruttissima per una società che negli anni 90 era l’eccellenza in Europa, anche se con i soldi di Tanzi (ma questa è un’altra storia, altrettanto triste). Una fine di cui molte persone sono responsabili, compreso il sistema calcio italiano e più nello specifico la Lega Serie A: proprio la sua debolezza e la sua cronica disorganizzazione sono alla base di una vicenda che sarebbe paradossale se non fosse tremendamente vera.

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ultimo aggiornamento: 26-02-2015


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