È un attacco frontale quello sferrato ieri da Dani Alves al suo club, il Barcellona. Il terzino brasiliano ha convocato una conferenza stampa per mettere fine a tutte le voci che riguardano il suo futuro, o meglio, per raccontare la sua versione dei fatti. La storia è nota: il suo contratto scadrà il prossimo 30 giugno, in un primo momento la società non sembrava essere interessata a proporgli un rinnovo, poi invece questa proposta è arrivata ma è stata rispedita al mittente. Il giocatore spiega il perché di questa sua scelta di non prolungare una storia che dura da sette lunghe e trionfali stagioni:

Fino a sei mesi fa non volevano rinnovarmi il contratto. Poi quando è arrivata la sentenza della Fifa che gli impedisce di comprare sono venuti a chiedermi di firmare. Però al loro prezzo. Per tutto ciò che ho fatto per il Barça penso di meritare molto di più. E non parlo di soldi ma di rispetto. Mi piacerebbe restare, ma non a qualsiasi prezzo. Chiedo di essere rispettato per tutto quello che ho fatto per questa squadra. Se non mi rispettano troverò un altro posto dove lo faranno.

Come lui stesso conferma non gli mancano le offerte per il futuro, per il momento però non vuole pensare a quello che sarà. Spiega che la sua decisione definitiva sarà presa soltanto dopo la finale di Champions League del 6 giugno. C’è chi teme che questo turbamento possa influire sulle sue prestazioni, ma Dani Alves spiega che la sua dedizione verso la squadra è massima, quello che non c’è più è l’attaccamento al club, o meglio alla società:

A livello di squadra sono dentro al 200%, ci sono due finali da giocare e voglio vincerle, non sono così sciocco da montare un caso ora con due finali da giocare, sono concentrato al massimo. A livello di club però sono dentro solo al 10%. Diciamo che ho un piede, la testa e e più di metà del corpo fuori dal Barça. Però non ho ancora preso una decisione definitiva: il presidente sa cosa deve fare se vuole che io resti qui.

Smentisce anche l’ipotesi che un nuovo presidente potrebbe influire sulla sua decisione di restare. Ovviamente non può aspettare che si realizzino determinate dinamiche societarie per capire cosa sarà del suo futuro, dovrà scegliere indipendentemente per il suo bene. Certo il risentimento nei confronti del presidente Bartomeu è più che evidente:

Non sono venuto qui a far casino, ma a difendermi perché in queste settimane sono state dette delle cose pessime su di me e c’è un limite a tutto. Ecco ho raggiunto il limite. E siccome io non parlo quando mi riunisco con qualcuno, sono altri quelli che hanno fatto trapelare certe cose. La situazione oggi è la stesa del 30 giugno 2014. Il fatto che non ci sia più Zubizarreta non ha cambiato la situazione, perché anche quando c’era non è che mi avessero fatto una grande offerta.

Tra una domanda e l’altra trova però il tempo anche di parlare di calcio. In particolare della Juventus, che invita a non sottovalutare, e del suo ormai ex compagni Xavi Hernandez che ha lasciato il Barça dopo una vita spesa per i colori blaugrana:

Penso che dobbiamo fare molta attenzione con la Juventus. Ha grandissimi giocatori, ha eliminato i campioni in carica della Champions League. La gente pensa che il Barcellona vincerà la coppa senza nemmeno scendere dall’autobus, ma non sarà così. L’addio di Xavi? È un onore aver diviso lo spogliatoio con un professioni del suo livello, che ti insegna come vivere il calcio. Penso che dovrebbe rimanere legato al club per sempre, ma queste sono decisioni individuali che spettano a lui.

Sulla professionalità di un campione come Dani Alves non ci sono assolutamente dubbi e tutti sono sicuri che fin quando vestirà la maglia del Barcellona darà il meglio. Ma episodi del genere turbano la serenità di una squadra e del suo spogliatoio, questo è altrettanto innegabile. Luis Enrique dovrà lavorare con molta attenzione in queste due settimane per mantenere alta la concentrazione del gruppo.

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ultimo aggiornamento: 26-05-2015


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