Come Paolo Maldini nel Milan, Carles Puyol è stato una colonna imprescindibile della difesa del Barcellona per moltissimi anni. In carriera ha sempre militato nel club blaugrana, tra squadra di riserva e prima squadra, aggiudicandosi sei campionati spagnoli e tre Champions League. 392 partite col Barça, secondo solo a Xavi per numero di presenze. Con i colori blaugrana Puyol ha vinto 21 titoli in totale. Calciatore dal rendimento costante e affidabilissimo, è diventato una delle bandiere del Barcellona più vincente di sempre. A 36 anni ha deciso di lasciare il calcio. Una scelta obbligata dai problemi fisici che persistevano negli ultimi tempi, come spiega lui stesso nella conferenza stampa organizzata dal club per celebrare il suo addio:

“Sono arrivato da ragazzino, me ne vado da uomo, dopo 19 anni da sogno. Il mio ginocchio non risponde e devo essere onesto con la mia squadra. Io non posso ingannare nessuno o ingannare me stesso. Purtroppo i problemi alle ginocchia sono rimasti, ho provato a fare tutto quello che potevo ma la mia carriera nel Barcellona si chiuderà il 30 giugno. Abbiamo provato a trovare una soluzione ma non ce l’abbiamo fatta. Se non sono riuscito a giocare quest’anno difficilmente riuscirò a farlo in altre squadre”.

L’addio di Puyol chiude tutte le porte alle squadre europee che avevano espresso timidi segnali di interessamento per un ipotetico acquisto. Una di queste era il Milan e Puyol ammette di aver captato qualche indizio: “Spesso prendono giocatori esperti ma non credo mi vogliano. E’ treno passato“. Al Barcellona dovrebbe arrivare Luis Enrique, l’ex compagno di squadra che nel 2004 gli cedette la fascia di capitano. Lui scarta l’ipotesi di allenare un giorno: “Come allenatore non mi ci vedo“, chiarisce.

Il suo simbolo, il suo esempio di calciatore e di uomo, in questi anni vissuti in Catalogna, non è un allenatore (anche se indica Van Gaal come miglior tecnico della sua carriera). E’ Eric Abidal, calciatore francese che ha sconfitto il cancro:

“Rappresenta un esempio di vita, a non mollare dopo aver combattuto tanto. Ho avuto il privilegio di vivere il sogno di milioni di bambini e per 19 anni ho fatto quello che mi piace. Ho vinto tanto ma quello che apprezzo di più è il lato umano di questo club. Sono arrivato come un bambino e me ne vado con una famiglia di cui sono molto orgoglioso. Ho avuto la fortuna di giocare con i migliori e tutto questo mi mancherà. Ho dato tutto per questo club e per il calcio e vorrei essere ricordato come una persona che ha dato tutto. E’ stato un onore far parte di questa società e della sua storia. Grazie a tutti”.

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ultimo aggiornamento: 16-05-2014


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