Era stato rieletto per la quinta volta venerdì scorso, ma il suo quinto mandato consecutivo è durato appena quattro giorni: Joseph Blatter si è dimesso e da oggi non è più il presidente della Fifa, incarico che ricopriva dall’8 giugno 1998.

Sembrava che Sepp potesse resistere anche a questo scandalo, forte di una posizione da monarca assoluto, ma la bufera che nell’ultima settimana si è abbattuto sui vertici del calcio mondiale lo ha travolto. Il coinvolgimento del suo braccio destro Jerome Valcke nello scandalo Fifa di questi giorni lo ha convinto a rassegnare le dimissioni.

La decisione è stata annunciata in una conferenza stampa che si è tenuta a Zurigo e nella quale Blatter ha spiegato che il suo successore verrà eletto nel congresso che si terrà nel maggio 2016.

Il mio profondo attaccamento alla Fifa mi ha spinto a questa decisione. Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto alla presidenza della Fifa e che hanno fatto per il calcio. Quello che conta per me è la Fifa e il calcio,

ha detto Blatter.

Il suo uomo di fiducia, Valcke, sapeva tutto: sarebbe stato proprio il segretario generale della Fifa a disporre i tre bonifici della tangente alla base dello scandalo che ha travolto il governo mondiale del pallone.

La difesa d’ufficio della Fifa è sembrata da subito un atto dovuto, più che un tentativo di resistere alla bufera. Una mail – datata 4 marzo 2008 – con il presidente della Federcalcio sudafricana Oliphant come mittente mette a nudo la tangente da 10 miliardi che doveva passare attraverso la Conacaf, con Jack Warner a fare da fiduciario. Lo stesso Jack Warner che mercoledì scorso è stato arrestato con l’accusa di avere pilotato l’esito dell’assegnazione dei mondiali 2010 in cambio di tangenti milionarie.

Insomma nelle stanze dei bottoni di Zurigo tutti sapevano della “mazzetta” da 10 milioni di dollari del Sudafrica al Conacaf, artefice del successo di Pretoria nei confronti del Marocco. Inutile per Vacke e Blatter continuare a negare l’evidenza.

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ultimo aggiornamento: 02-06-2015


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