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Del Piero compie 40 anni: “Rifarei tutto”

Domani, 9 novembre 2014, Alessandro Del Piero compirà 40 anni: l’ex capitano della Juventus li festeggerà ancora da giocatore, così come aveva preannunciato qualche anno fa. Cosa farà da grande non lo ha ancora stabilito, certo è che la carriera è agli sgoccioli, e al termine dell’avventura indiana, tra poco più di un mese, bisognerà prendere una decisione definitiva. Nei mesi scorsi si parlava di una possibile chiusura nella MLS americana: dopo l’Australia, la famiglia del ‘Pinturicchio’ sogna da tempo un’avventura a stelle e strisce, ma è molto probabile che Alex appenda le scarpette al chiodo. Tornerà alla Juve? Difficile, visto com’è finita con Andrea Agnelli. Inizierà la carriera da allenatore? Possibile: dopo aver dribblato questa possibilità per tanto tempo, ora l’ex numero 10 bianconero pare affascinato dalla panchina.

In India non sono molto contenti del suo rendimento e di quello dei Delhi Dynamos, ma non sarà di certo una parentesi di tre mesi a scalfire quanto fatto in una carriera che ha pochi eguali nel mondo. Quanto ai ricordi più forti, Del Piero non ha dubbi:

“Rivivrei il 2006 – dice alla ‘Gazzetta dello Sport’ – , per il Mondiale e non solo. Perché sono rimasto alla Juve in serie B, anzi senza sapere dove avremmo giocato. E non cambierei nulla, perché abbiamo dimostrato chi eravamo. E ci siamo rialzati. Io so quello che abbiamo vinto e come abbiamo vinto. Sudando e meritando tutto: dal primo all’ultimo punto, dalla prima all’ultima coppa”.

L’infortunio di Udine è stato senza ombra di dubbio lo spartiacque della carriera di Del Piero: è stato un po’ come ricominciare da zero, con qualcuno che parlava di calciatore finito. Poi la risalita, anche grazie a Carlo Ancelotti, allenatore che lo ha aspettato e gli ha dato fiducia nonostante le dure critiche:

“I compagni: rapporto unico, in campo siamo come fratelli, è una delle cose di cui vado più orgoglioso. Lippi: siamo legati a ricordi incancellabili, due reduci di avventure straordinarie. Ancelotti: profonda stima e gratitudine, come allenatore e uomo. Capello: due anni difficili, ma vincenti con due scudetti. Conte: non è da tutti vincere da compagni di squadra e da allenatore/giocatore, uno scudetto indimenticabile. Boniperti: è una sorta di papà calcistico per tutti gli juventini, continua fonte di ispirazione per me. Agnelli: amiamo e vogliamo il bene della stessa cosa, la Juventus. E questa è la cosa più importante. Anzi, è l’unica che conta. I giornalisti: rispetto per chi fa bene un lavoro importante per la gente, indifferenza per chi fa il furbo. I tifosi: un legame d’amore profondo e infinito, la più grande vittoria della mia carriera. Quando penso al diluvio non riesco a non pensare a Perugia… Ma se parliamo in senso figurato, di certo la risalita dopo l’infortunio è stata molto dura. Mi sono preparato per una sorta di seconda carriera. Che è stata, se vogliamo, ancora meglio della prima”.

Dalla prima firma all’addio: con la Juventus è stata una storia d’amore bellissima, senza eguali, tanto è vero che una volta lasciato lo Juventus Stadium, Alex ha scelto l’Australia proprio perché non si sarebbe visto in Italia con nessun’altra maglia se non con quella della Vecchia Signora.

“La firma è stata l’inizio di tutto. Mi fa quasi paura pensare a quanto ha cambiato la mia vita quel momento magico, quando ho realizzato – di fatto – il mio grande sogno. Ma nulla, davvero nulla, ora e per sempre, è paragonabile a quello che è successo quel giorno allo Juventus Stadium. Lì c’è tutto, e per quanto possa cercare di spiegarlo a parole per i prossimi 40 anni, non riuscirei a trovare quelle giuste. E’ tutto nel mio cuore e lì resterà per il resto della mia vita”.

Tra le 290 reti siglate in competizioni ufficiali è davvero difficile scegliere la più bella. Due marcature, però, sono rimaste particolarmente impresse nella mente di Del Piero e dei tifosi, non solo della Juve:

“Quello alla Fiorentina non so se è il più bello, forse non è il più importante, ma ho imparato che conta davvero ciò che resta nel cuore della gente. E quel gol, insieme con quello di Dortmund contro la Germania, rimarrà il più amato. La partita? Italia-Germania 2-0, Dortmund, 4 luglio 2006. La gioia più intensa? 9 luglio 2006, Berlino, Campioni del Mondo”.

Da sempre paragonato ai più grandi calciatori di sempre, Alex rivela di aver sognato da bambino di giocare con alcuni “top player” assoluti: per stare di fianco a loro, avrebbe rinunciato anche alla casacca numero 10.

“Ho giocato con e contro campioni straordinari, ho vinto tantissimo con alcuni di loro. Nella realtà. Però nei sogni… qualche volta ho fantasticato, da piccolo e non solo, di giocare con Platini e Maradona… Pensi che avrei addirittura lasciato la dieci! Quale campione sarei voluto essere? Michael Jordan”.

Pur senza Del Piero la Juventus ha continuato a vincere in Italia, mentre in Europa continua a far fatica al cospetto dei grossi calibri continentali. Per l’ex capitano bianconero, se ne esce solo lavorando, senza piangersi addosso:

“Difficile fare una previsione, spesso è una questione che sfugge ai pronostici troppo facili, che in questo momento ci porterebbero a dire che siamo distanti anni luce dalle più forti. Faccio due esempi: 1993-94, la mia prima stagione alla Juve. In Coppa Uefa perdemmo contro il Cagliari, tra i fischi. Un anno dopo finale di Uefa, l’anno dopo ancora vinciamo la Champions. Aggiungo: due anni fa chi avrebbe detto che l’Atletico Madrid sarebbe arrivato in finale? Insomma, non ci piangiamo troppo addosso e lavoriamo per tornare a vincere”.

Non ha ancora deciso cosa farà da grande, dicevamo, ma manca davvero poco alla scelta. Del Piero ci lascia con questa incognita, ma è chiaro che di lui sentiremo ancora parlare a lungo. Qualunque sia la strada che deciderà di intraprendere:

“La mia carriera di calciatore sta finendo. Il futuro cerco di costruirlo giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza. E’ una cosa strana da spiegare: non so ancora cosa farò, ma sto lavorando per imparare a farlo”.



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