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Il Derby d’Italia e il campanilismo italiano

La storia di questa partita si tramanda di generazione in generazione, nonni nerazzurri raccontano di partite rubate e dell’anti sportività juventiva ai propri nipoti, quelli bianconeri del proprio stradominio e dei loro 85 successi contro i nerazzurri.

La sfida tra Inter e Juventus rappresenta in tutto il suo potere l’effetto che il calcio fa sulle masse e in particolare sugli italiani. L’espressione Derby d’Italia, fu coniata nel 1967 da Gianni Brera, e mai espressione fu più azzeccata. Il giornalista lombardo ha racchiuso in una definizione tutto l’antagonismo che si vive in una sfida tra due formazioni che pur risiedendo in due città e persino in due regioni differenti sono da sempre caratterizzate da una profonda rivalità.

Questo termine fu coniato in un momento in qui le due squadre erano già le più titolate in Serie A. Basti pensare che i bianconeri vantavano ben 13 scudetti e i nerazzurri 10. L’Inter fondata solo dieci anni dopo la Juventus si è da subito affermata come competitrice numero uno dei bianconeri. La rivalità è cresciuta esponenzialmente negli anni, ostilità dovuta anche probabilmente da un fattore storico ed economico: Torino e Milano, insieme a Genova, durante gli anni 60 facevano parte del “triangolo industriale” e della competizione economica nel tentativo di prevalere l’una sull’altra, un fattore che probabilmente ha fomentato l’avversità sportiva.

Facendo un salto nella storia della sfida, la prima gara disputata tra le due formazioni risale al 1909, dove una neonata Inter venne battuta dalla più strutturata Juventus per 2 reti a 0. I milanesi non tardarono a farsi valere aggiudicandosi la sfida di ritorno imponendosi per 1 a 0 per poi vincere anche lo scudetto.

La nascita delle polemiche risale a 60 anni fa. Durante la stagione 1960/61 in un campionato che vedeva ai vertici Inter e Juventus. Angelo Moratti aveva messo nelle mani di Helenio Herrera la sua Inter, che da li a poco sarebbe nata quella squadra che poi salì sul tetto del mondo classificandosi come una delle più grandi formazioni della storia del pallone. Il girone d’andata di quel campionato fu dominato dai nerazzurri che vinsero 3 a 1 il derby d’Italia, per poi incoronarsi campioni d’inverno. L’inizio del 61′ fu decisamente problematico per i meneghini che con quattro sconfitte consecutive furono superati dai bianconeri di quattro lunghezze. La sfida di ritorno, il 16 aprile 1961, a Torino era l’occasione perfetta per avvicinarsi agli avversari. Il comunale era gremito di persone, al punto che le tribune non bastavano a contenere molti tifosi entrarono senza biglietto. In molti presero posto sulla pista di atletica che costeggiava il campo, la leggenda narra che due o tre fortunati sedettero addirittura sulla panchina interista. L’arbitro Gambarotta al 31′ decise di fermare il gioco, dopo un palo per i nerazzurri.

Il regolamento recitava chiaramente che in casi come questi la partita andasse assegnata a tavolino alla squadra ospite, in questo caso all’Inter. La Lega qualche giorno più tardi rispettò il regolamento assegnando la vittoria ai nerazzurri. I bianconeri però, presentarono reclamo al Caf, che accolse l’istanza e decise che la partita andasse rigiocata, suggellando in pratica lo scudetto numero 12 dei bianconeri. Proteste, sospetti e accuse si rovesciano sull’ente d’appello, alimentati soprattutto dalla doppia carica di Umberto Agnelli, presidente della Juve ma anche della Federcalcio.

In segno di protesta i nerazzurri schierarono la squadra De Martino, come all’epoca si chiamava la Primavera, perdendo la partita con un clamoroso 9 a 1.

Ma l’episodio che ha scoperchiato il vaso di Pandora segnando per sempre la storica rivalità tra le due squadre risale al 1998. Le due squadre si sono ritrovate nuovamente a lottare per lo scudetto vantando formazioni da capogiro. I nerazzurri trascinati dalla prima stagione del Fenomeno Ronaldo a Milano, i bianconeri forti della classe di Zidane e Del Piero. La sfida vede la Juventus in vantaggio grazie ad una incursione personale del proprio numero 10 e l’Inter alla ricerca del pareggio affidandosi al proprio fenomeno, che in area bianconera viene steso da Iuliano. L’arbitro Ceccarini assiste da vicino all’azione non reputando l’intervento falloso. Di conseguenza nasce un contropiede fulminante bianconero, uno scordinato West atterra Del Piero ed è rigore per la Juve. Lo stesso Alex dal dischetto sbaglia ma la partita va comunque va ai bianconeri che si aggiudicano lo scudetto.

Non mancano gli episodi discutibili anche negli ultimi anni, tra gol in fuorigioco, espulsioni mancate e tanta tantissima polemica. Questa domenica si scrive una nuova pagina del calcio italiano, l’Inter campione d’Italia e la Juventus in cerca di un riscatto dopo un avvio molto difficile. Tre punti dividono le due squadre in classifica ed una partita che può fare la differenza nella corsa scudetto.

Il calcio è anche questo: fuoco e furore. Inter e Juventus oggi come sempre eterni rivali in una lotta del bene contro il male.



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