
Inter, Samaden lascia: «Un club incredibile a livello di valori umani» Le parole del responsabile del settore giovanile
Saluterà l’Inter anche Roberto Samaden, storico responsabile del settore giovanile nerazzurro.
In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, l’ex nerazzurro ha ripercorso i suoi anni di carriera.
PRIMO GIORNO- «Cosa ricordo del primo giorno all’Inter? Ricordo l’ingresso nello spogliatoio insieme a quelli che erano stati i miei idoli: Marini, Graziano Bini, Giavardi, Tagnin, Enea Masiero erano gli altri allenatori del settore giovanile e poi c’ero io al quale era stata affidata la formazione Esordienti. Conobbi Benito Lorenzi e Peppino Prisco. Per me che ero sempre stato interista, fu come entrare in un sogno»
16 ANNI DI CARRIERA- «Divertimento puro. Ho sempre lavorato con ragazzi piccoli, dai Pulcini agli Esordienti fino al primo anno dei Giovanissimi, ma è stato bello e gratificante»
PROVINI- «Tanti e tra questi c’era anche Antonio Cassano. No, anzi conservo ancora la relazione con il giudizio positivo: lo volevano tutti i grandi club e il Parma era stato vicino a prenderlo, ma alla fine Antonio decise di restare a crescere a Bari e questa probabilmente è stata la sua fortuna. Già a quell’età si vedeva che aveva un talento cristallino: in pochi allenamenti e in un torneo fece cose meravigliose, che i compagni neppure potevano immaginare»
AUSILIO- «Piero Ausilio, altra figura centrale per me, mi tolse dal campo e mi aprì una carriera come dirigente. Quando mi comunicò la scelta non ero contento, ma poi ho capito: diventai responsabile della pre agonistica del settore giovanile. Visto come è sempre stato lungimirante, Piero sapeva già che avrei potuto essere il suo successore. E nel 2010 divento responsabile del settore giovanile, un ruolo che in quegli anni nei grandi club era affidato ad ex campioni o a ex bandiere delle società. Ausilio portò avanti la sua idea e mi propose al dottor Massimo Moratti e il presidente avallò questa ‘pazzia’. Gli sarò eternamente riconoscente per avermi dato la possibilità di vivere il progetto Inter Campus e questo ruolo di responsabile, ma anche per essere venuto alla cena che ho organizzato qualche giorno fa per i 130 colleghi e amici con i quali sono stato insieme in tutti questi anni»
DIMARCO-«È un orgoglio. Spero e credo che rimarrà a lungo perché ha fatto tutta la trafila delle giovanili ed è… interista sfegatato. Sa quanti gol ha segnato Bonazzoli con i suoi cross? Dai Pulcini alla Primavera lo schema era sempre quello…»
ADDIO– «Non credevo che avrei mai lasciato questo club perché da sempre è casa mia: da bambino tifavo per l’Inter e la società per me è stata come una famiglia. La decisione di andarmene è maturata dentro di me naturalmente, al termine di una grande esperienza. Dopo tanti anni, ho valutato l’idea di provare un’esperienza in un ambiente diverso. Il club ha cercato di convincermi a rimanere, ma avendo il contratto in scadenza, ho optato per una nuova esperienza. Il cambiamento è fonte di miglioramento»
COSA LASCIA-«Un grande ambiente che non ho costruito da solo, un posto incredibile a livello di valori umani. Non smetterò mai di ringraziare per ciò che abbiamo fatto le persone che in questi anni sono state con me. Credo che all’Inter ci sia una struttura dove i ragazzi possono crescere serenamente. Le vittorie ottenute sono la conseguenza di tutto questo»
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