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La Figc premia Pirlo con una maglia numero 100 ed una statuetta | Foto

Andrea Pirlo non smette di impressionare l’intero mondo calcistico. All’indomani della superba prestazione contro il Messico, in Confederations Cup, tutti i quotidiani del mondo hanno elogiato la classe e l’intelligenza calcistica dell’ex milanista ora in forza alla Juventus. Il gol su punizione, una pennellata d’autore con il pallone che ha assunto una traiettoria millimetrica, è stato riproposto in tutte le salse e in tutte le lingue, sulla varie testate giornalistiche. Un regalo al calcio in una partita in cui Pirlo ha festeggiato le 100 presenze nella Nazionale Italiana.

Prima dell’inizio dell’allenamento dell’Italia dopo la vittoria sul Messico nell’esordio in Confederations Cup, la Federcalcio ha regalato al centrocampista una maglia della Nazionale con il numero 100, come le presenze raggiunte dal regista bresciano al Maracanã. Davanti a tutti gli azzurri riuniti in gruppo, il vicepresidente federale Demetrio Albertini, il c.t. Cesare Prandelli e il capitano Gigi Buffon gli hanno consegnato la maglia ricordo e una statuetta dell’Oscar con la maglia dell’Italia. Pirlo ha esordito in Nazionale maggiore il 7 settembre 2002, a 23 anni, con il CT Giovanni Trapattoni nella partita Azerbaigian-Italia (0-2), valida per le qualificazioni a Euro 2004. Nel suo primo periodo in Nazionale Pirlo nonha trovato molto spazio da titolare.

E’ diventato un punto fermo del centrocampo azzurro a partire dall’Europeo 2004. Da non dimenticare nella sua carriera con la maglia dell’Italia il trionfale mondiale in Germania dove, oltre ad aver segnato il primo gol degli azzurri, ad aver fatto il passaggio vincente a Fabio Grosso, ad aver calciato il corner per il gol di Materazzi contro la Francia in finale ed ad aver segnato il primo rigore della serie vincente contro i francesi, si è aggiudicato il Man of the Match assegnato dalla FIFA in tre partite e al termine del mondiale fu votato terzo miglior giocatore del Mondiale dopo Zinédine Zidane e Fabio Cannavaro. Lippi lo definì «un leader silenzioso che parla coi piedi».