
Morto un mito bianconero: tragica notizia per il calcio italiano - Calcioblog.it (Pixabay)
Ci sono vittorie che, al di là del punteggio, restano incise nella memoria collettiva di uno sport. Sono i trionfi simbolici, quelli che infrangono barriere culturali, linguistiche e tecniche.
Non è comune che un allenatore italiano riesca a lasciare il segno nella Liga spagnola. Non lo è oggi e lo era ancor meno negli anni ’80, quando le panchine iberiche erano dominate da allenatori di casa e le squadre si affidavano quasi esclusivamente a nomi noti e consolidati all’interno del proprio ecosistema calcistico. Eppure, in un calcio molto più chiuso di quello odierno, ci fu chi non solo varcò i confini italiani per allenare in Spagna, ma osò e vinse nel luogo più sacro del calcio europeo: il Santiago Bernabéu.
Una partita che ancora oggi fa storia, una vittoria entrata nella leggenda non per un trofeo sollevato, ma per il peso simbolico di quella serata. A scrivere quella pagina di calcio fu un tecnico italiano, non uno dei grandi nomi da copertina, ma un uomo di campo e panchina, che ha attraversato tutta la penisola con idee, passione e coraggio. E oggi il calcio italiano piange la sua scomparsa.
Calcio in lutto, addio ad Enzo Ferrari
Si è spento a 82 anni Enzo Ferrari, primo tecnico italiano capace di battere il Real Madrid al Santiago Bernabéu, nella stagione 1984-1985 alla guida del Real Saragozza. Un successo storico, ottenuto grazie al 2-1 firmato da Raal Amarilla e José Ramon Corchado, dopo il vantaggio iniziale delle merengues con Emilio Butragueno. Quella notte, Ferrari ribaltò il pronostico e si consegnò alla leggenda del calcio italiano in Spagna. Ferrari, nato a San Donà di Piave nel 1942, era stato un attaccante di valore, con esperienze in Palermo, Genoa e Udinese. Celebre un suo gol da 77 metri contro la Roma con la maglia rosanero. Appeso il numero 9 al chiodo, iniziò la carriera in panchina con l’Udinese nella stagione 1980-81 e tra i suoi allievi figurano campioni come Franco Causio, Edinho e soprattutto Zico, con cui visse un’annata memorabile.

Dopo l’esperienza spagnola, tornò in Italia e guidò club come Triestina, Avellino, Padova, Palermo, Reggina, Alessandria, Ascoli, Juve Stabia e Arezzo, portando la sua visione calcistica in ogni angolo dello Stivale. Eppure, a più riprese, confessò il rammarico per non essere rimasto più a lungo in Spagna. Ferrari fu il secondo italiano a sedere su una panchina della Liga, dopo Sandro Puppo (Barcellona, 1954-55), ma il primo a sconfiggere i colossi del Real nella loro fortezza. Un’impresa che resta nella storia. E oggi, con la sua scomparsa, il calcio italiano saluta un uomo che osò fare ciò che nessuno aveva mai fatto prima.