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Serie B, il presidente Abodi ottimista: “In tre anni almeno sei stadi nuovi”
Andrea Abodi ha l’aspetto austero ed elegante di chi tiene particolarmente a cuore la sua creatura, lui che della Serie B è il padre padrone, che cerca continuamente di apportare modifiche e migliorie, come tutte le persone che si espongono non immune alla critiche che pure gli piovono sul capo copiose; è l’Italia, è la sorte di chi ci mette la faccia, Abodi lavora sotto traccia non disdegnando qualche vetrina qua e là, portando in giro per la penisola la sua idea di campionato cadetto: da quando la cura in ogni suo aspetto insieme ai suoi collaboratori la Serie B ha saputo affrancarsi dal sorella maggiore di nome Serie A, con partite al sabato, arbitri dedicati e regole ad hoc come, per dirne una, il tetto salariale.
Ma la seconda serie vuole crescere ancora e mostrarsi virtuosa in tutto e per tutto, così Abodi oggi ha potuto sbottonarsi un pochino in occasione della pausa invernale; dopo le partite del pomeriggio è stato ospite negli studi di Sky Sport e ai suoi microfoni ha annunciato succose novità sul futuro:
“Purtroppo sapevamo del taglio dei contributi CONI, dovremo saperne fare a meno e aumentare la nostra capacità di produrre reddito autonomamente. Stadi pieni durante le feste natalizie? Vedere questa lenta crescita è incoraggiante, c’è necessità di andare incontro alle esigenze dei tifosi. E’ un processo che passa per stadi nuovi, campionati credibili e conti dei club in ordine. Varese, Livorno, Lanciano, Pescara, Frosinone, Avellino e Carpi sono le società che stanno lavorando a nuovi impianti. Sono poche le società che non ne hanno bisogno, dobbiamo svegliarci. Ne vogliamo ristrutturare almeno sei nei prossimi tre anni. Le risorse? Dovranno arrivare dal mercato. Noi possiamo solo accompagnarli nelle procedure, dobbiamo dare delle certezze nelle tempistiche. Noi diamo una mano con ‘B futura’, dobbiamo prendere questa progettualità per il verso giusto. Tra tre anni avremo sei nuovi stadi”.
Una buona notizia per tutto il calcio italiano, ma Abodi va oltre perché il calcio lo fanno i giocatori che vanno in campo, gli addetti ai lavori e i tifosi, insomma la Serie B dei sogni ancora non esiste ma l’ottimismo non deve mancare:
“Dobbiamo ripartire dal tema sportivo, la Serie B deve essere il campionato degli italiani. Dobbiamo ripartire dai giovani, la Serie B deve far nascere dei talenti. Poi stadi, finanze solide, tetto salariale e tetto di giocatori. Noi vogliamo aiutare la società a non essere indebitate, Infine, il tema principale è la vicinanza alla gente. C’è bisogno che la gente si avvicini allo stadio. Servono impianti accoglienti ed educati. Due squadre in meno? Non manca la nostra volontà, solo che le riforme dei campionati si fanno insieme alle altre leghe. Tutti vogliono affrontare questo argomento, la riforma dei campionato è un tema strategico ma non esclusivo. Noi dobbiamo farlo con la Lega Pro, ma bisogna capire se anche la Serie A vuole ridursi a 18”.
Secondo chi scrive, con esperienza più che ventennale al seguito della Serie B, la cadetteria negli ultimi anni ha fatto un buon passo in avanti rispetto al primo decennio del ventunesimo secolo; merito indubbiamente di Abodi che a volte si specchia un po’ troppo ma che al contempo ha davvero a cuore le sorti della sua “creatura“: oggi la seconda serie offre spunti interessanti, le partite sono godibili e combattute e il pubblico è maturo. Avanti così.