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Che fine ha fatto Toninho Cerezo?

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Negli anni ’80 era uno dei centrocampisti più forti del mondo, un brasiliano atipico perché storicamente pensando alle stelle verdeoro venivano subito in mente dribbling e samba, gol e spettacolo: Toninho Cerezo era invece un mediano che garantiva equilibrio alla squadra, un metodista dall’acume tattico fuori dal normale e come tantissimi campioni dell’epoca, la sua consacrazione non poté che passare dalla militanza in squadre nostrane, distinguendosi prima alla Roma, quindi alla Sampdoria. Figlio di un clown circense di Belo Horizonte, Cerezo fu notato da uno scout dell’Atletico Mineiro e proprio nella sua città natia (solo una piccola parentesi il suo prestito in Amazzonia, al Manaus) divenne un calciatore tra i più forti del periodo, tanto da guadagnarsi le puntuali convocazioni con la Nazionale Brasiliana.

Nel pieno della sua maturità a 27 anni disputò da titolare i mondiali spagnoli con la selezione verdeoro, incastonandosi a perfezione nel centrocampo del secolo, quello cioè formato da Junior, Falcao, Socrates e Zico oltre come ovvio a lui stesso: contro l’Italia, nel famoso 3-2 con la tripletta di Paolo Rossi, fece una partita sontuosa sfiorando il gol (prodigiosa uscita a valanga di Zoff sui suoi piedi), ma la delusione per l’eliminazione non lo fece schiodare dalla sua patria nella stagione successiva. Nel 1983 finalmente l’Europa, col presidente della Roma Dino Viola che si svenò per portarlo nella capitale, ancora in festa per lo scudetto conquistato dai giallorossi: Cerezo e Falcao divennero gli idoli carioca di Roma, con la grande amarezza per la sconfitta nella finale di Coppa Campioni all’Olimpico contro il Liverpool.

Dopo tre stagioni (e due Coppe Italia vinte da protagonista) all’ombra del Cupolone, per Toninho dopo la delusione per la mancata partecipazione ai mondiali messicani del 1986 (per infortunio) fu l’ora di cambiare aria: si accasò alla Sampdoria che intendeva conquistare l’Italia e l’Europa, inutile ricordare come nonostante il numero 8 brasiliano avesse 31 anni, sotto la Lanterna trascorse da trascinatore assoluto del centrocampo ben 6 stagioni, arricchendo il suo palmares con due coppe nazionali, una Coppa delle Coppe, uno scudetto e una Supercoppa Italia, più due finali perse entrambe contro il Barcellona (una in Coppa delle Coppe e una in Coppa Campioni). Fine della corsa a 37 anni suonati? Neanche per sogno, perché è vero che Cerezo decise di tornare a casa, ma non si limitò a fare da comparsa, continuando a mettere a disposizione polmoni e muscoli per la causa.

Al San Paolo Cerezo continuò a vincere, subito una Intercontinentale vendicandosi del Barcellona di Cruyff, quindi una Libertadores e di nuovo un trionfo Intercontinentale contro il Milan, partita in cui andò anche a segno alla veneranda età di 38 anni, venendo per altro eletto miglior giocatore del match. Risorse infinite per questo instancabile lavoratore del pallone che a 43 anni ancora calcava i terreni di gioco indossando la maglia del primo amore, l’Atletico Mineiro. Nel 1998 appese gli scarpini al chiodo e decise di intraprendere la carriera di allenatore: panchine in Brasile senza gloria, ma anno di grazia nel 2000 in Giappone con i Kashima Antlers (squadra che è tornato ad allenare proprio l’anno scorso) con cui vinse tre trofei tra cui il campionato.

Provò anche le avventure arabe, più precisamente l’Al-Hilal in Arabia Saudita e l’Al-Shabab negli Emirati Arabi Uniti (vittoria del titolo nazionale), prima di tornare per l’ennesima volta a casa. Nel 2010 il suo nome è stato scritto più volte su siti e giornali per una vicenda legata al figlio Leandro, cresciuto in Italia dove risiede tutt’ora: ebbene si scoprì che la nota transgender e modella Lea T. altro non era che la figlia del campione di Roma e Sampdoria, cosa che Cerezo accettò a fatica anche grazie all’altro figlio Gustavo che lo convinse a tollerarne la condizione affermando poi di essere orgogliosa di lei. Dopo una breve parentesi come osservatore della Sampdoria (novembre 2011), il buon vecchio Cerezo è poi tornato in panchina: Vitòria prima, quindi come detto il ritorno in Giappone. Oggi Cerezo allena i Kashima Antlers.

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