La questione è annosa e dopo la scorsa stagione, quando la Juventus decise di “cedere” alle lamentazioni del presidente De Laurentiis che voleva assolutamente portare la finale di Supercoppa Italiana a Pechino, stavolta i bianconeri non sembrano intenzionati a mollare il colpo. Il caso è sempre legato alla “location” della finale di Supercoppa Italiana 2013 che vedrà contrapposti i campioni d’Italia della Juventus, per l’appunto, e la Lazio del presidente Lotito che ha conquistato la Coppa Italia nella storica finale contro la Roma.

Come noto, ed esattamente come accaduto nell’estate 2012, la Juventus ha in programma una remunerativa tournée negli Stati Uniti. L’evento è denominato “Guiness International Champions Cup“, per i bianconeri gli avversari saranno certamente i Los Angeles Galaxy, l’Everton e il Real Madrid in una sorta di “mini girone” con la possibilità di sfidare le migliori squadre fra Inter, Milan, Chelsea e Valencia che giocheranno fra loro nello stesso periodo.

Rispetto alla scorsa stagione la Juventus ha fatto le cose in grande, il giro promozionale avrà la partnership del main sponsor Jeep, commercialmente si tratta di una serie di partite prestigiose e particolarmente rilevanti dal punto di vista economico. Il problema è nuovamente legato alla finale di Supercoppa Italiana, perché è oggettivamente complesso per i bianconeri spostare la squadra a pochi giorni dall’inizio del campionato facendola viaggiare da un continente all’altro.

Il presidente Lotito insiste sulla sede a Pechino, fra l’altro proprio la sua squadra si tolse la soddisfazione di vincere la prima edizione “cinese” della Supercoppa e ha accusato i bianconeri di “pensare al proprio orticello“. Si è fatta una grande confusione, anche da parte nostra qui su Calcioblog, sulla vulgata secondo la quale l’accordo fra la Lega Calcio e i promoter cinesi obblighi le squadre a disputare proprio a Pechino la partita.

In realtà, come ricostruiscono con dovizia di particolari Antonio Corsa e Antonello Angelini su Juventibus.com, la vicenda è molto più complessa. Il pezzo, nel raccontare cronologicamente le prime puntate di questa bagarre fra Juventus e Lazio, evidenza tutti i limiti dei personaggi che gestiscono il calcio italiano, ma aggiunge soprattutto un particolare decisivo: non c’è alcun obbligo di giocare la partita in Cina.

L’accordo fra le Lega e gli organizzatori asiatici prevedeva infatti tre match giocati a Pechino, ma senza l’obbligo di disputarli in tre edizioni consecutive della finale di Supercoppa Italia. Ci sarebbe dunque la possibilità di giocare la finale in Asia in un’annata successiva, con il termine ultimo, questo davvero perentorio, fissato del 2016.

Insomma, si potrebbe aspettare un’edizione della manifestazione con una coppia di squadre più interessate a trasferire la finale per il trofeo che apre la stagione in un continente così lontano, soprattutto lo si potrebbe fare quando la squadra vincitrice del campionato (quella che, secondo una deliberazione dell’Assemblea della Lega Calcio tutt’ora in vigore, ha la facoltà di chiedere lo svolgimento della partita in casa propria) non sia impegnata dall’altra parte del mondo.

La Lazio però non vuol saperne e ha rifiutato tutte le proposte di mediazione offerte inizialmente dalla Juventus, ora arroccatasi anch’essa sulle proprie posizioni dopo aver chiesto a Lotito di giocare sì in Cina ma soltanto il 24 agosto, con il rinvio per le due squadre della prima giornata del campionato di Serie A 2013/2014. I bianconeri continuano ad “offrire” due date: il 10 agosto negli USA e il 18 agosto in Italia, a Torino, ma anche in un campo neutro da concordare.

Come si chiuderà quest’ennesima surreale sceneggiata messa in piedi dagli organi di auto-governo del nostro calcio?

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ultimo aggiornamento: 05-06-2013


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