Si è spento nella notte nella sua villa di Monterosso Ivan Ruggeri, presidente dell’Atalanta dal 1994 al 2008. Aveva 68 anni e dal 16 gennaio 2008, quando fu colpito da un’emorragia cerebrale viveva in stato vegetativo, nelle ultime settimane le sue condizioni erano sensibilmente peggiorate, alle 3:30 di questa notte il suo cuore ha cessato di battere. Lascia la moglie e due figli, il maschio, Alessandro, aveva rilevato la guida del club nerazzurro diventando il presidente più giovane della Serie A ed era resto in carica fino alla cessione della società ad Antonio Percassi. I funerali si svolgeranno a Telgate, suo paese natio, lunedì pomeriggio alle 15.

Ruggeri era uno di quei dirigenti di calcio focosi, di provincia, senza peli sulla lingua, caratteristiche che lo hanno messo spesso in contrapposizione con il mondo ultras di Bergamo. In tal senso è importante quello che accadde in seguito agli scontri precedenti la sfida tra gli orobici e il Milan che portarono al rinvio della partita, l’allora presidente tuonò: “Non voglio mai più vedere questi caproni allo stadio”. I tifosi non gradirono e da quel giorno, non che prima i rapporti fossero idilliaci, iniziarono a chiedere la cessione del club. Non si sentiva amato dalla città e amareggiato aveva più volte dichiarato: “Bergamo non mi ha mai amato. Forse quando non ci sarò più la gente capirà quanto bene ho fatto all’Atalanta”.

Era entrato nell’orbita della Dea, dopo un esperienza nel mondo della pallacanestro, nel 1977 quando alla guida della società c’era la famiglia Bortolotti. Aveva 33 anni e acquistando il 19% delle azioni iniziò a compiere i primi passi in un mondo che lo avrebbe avuto con sé per un trentennio. Lasciò l’Atalanta alla morte di Cesare e Achille Bortolotti, se ne andò per i continui attriti con Antonio Percassi, ex stopper nerazzurro e imprenditore di successo, con il quale era sempre stato in polemica. Ritorna nel 1994 quando va via il suo avversario, acquista il 50% del club e ne diventa il diciottesimo presidente della storia.

Sotto la sua guida l’Atalanta ha disputato 9 campionati di Serie A e 5 di Serie B, nella sua gestione ha lanciato gente come Cesare Prandelli e Guidolin, ma anche i due bomber Pippo Inzaghi e Bobo Vieri. Con lui la Dea ha esaltato all’ennesima potenza il concetto di provinciale, negli anni in cui fallivano squadre gloriose come Napoli e Fiorentina, i nerazzurri erano un esempio di programmazione, di cura del vivaio, non a caso quello atalantino è sempre stato uno dei più floridi. Abbiamo citato Inzaghi e Vieri, ma possiamo anche pensare a gente come Pazzini e Montolivo, tanto per fare un esempio di quanto sia stato importante per il calcio italiano il serbatoio nerazzurro. Ma sono tanti i momenti esaltanti in questi ultimi anni, c’era l’Atalanta divertente e giovanissima di Vavassori, quella di Colantuono, di Cristiano Doni che con la maglia dei bergamaschi arrivò a conquistare la nazionale e i mondiale di Corea e Giappone nel 2002.

Ma Ruggeri era un uomo di sport a tutto tondo, da giovanissimo aveva iniziato a praticare il ciclismo arrivando ad ottenere anche ottimi risultati da dilettante, un lutto in famiglia lo convinse a mollare la bicicletta alle soglie del professionismo. Comincerà così la sua storia da imprenditore, era un grande lavoratore e partendo dal basso era arrivato a costruire un piccolo impero, le sue aziende si occupano di recupero di materiale plastico. Un personaggio tipico del nostro paese, testardo e ambizioso, mancherà al mondo del calcio anche se purtroppo non ne faceva più parte, mancherà forse, come aveva predetto e auspicato, anche ad una città, Bergamo, che forse non lo aveva mai amato, ma che di sicuro non potrà dimenticarlo per tutto quello che ha fatto per i colori della Dea.

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ultimo aggiornamento: 06-04-2013


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