Alberto Facundo Costa, per tutti semplicemente Tino Costa, è un centrocampista argentino di 29 anni con una strana storia alle spalle, varie scelte azzeccate e un sogno diventato realtà: emigrare dalla periferia di Buenos Aires col mito di Maradona per diventare molti anni dopo calciatore professionista, capace di vestire in due occasioni anche la maglia dell’Argentina e ora in procinto di indossare i colori rossoblu del Genoa, squadra in cui troverà i connazionali Burdisso, Perotti, Roncaglia e Mussis. L’operazione, condotta sotto traccia da Milanetto e Preziosi jr, alla fine è andata in porto per la felicità di tutti: arriva dalla Spartak Mosca in prestito (per una stagione e mezza) con diritto di riscatto, si è abbassato lo stipendio pur di approdare in Liguria (nella capitale russa guadagnava 2 milioni di euro) e non vede l’ora di cominciare come testimonia il suo tweet di oggi:

Senza dimenticare di ringraziare lo Spartak Mosca:

Dicevamo della sua storia: da Buenos Aires emigrò giovanissimo nella Guadalupa per giocare fuori dai radar calcistici mondiali; le Antille Francesi però garantirono a Tino Costa un canale preferenziale per la Francia, più precisamente per il sud-ovest del paese transalpino, con esperienze positive tra Pau, Sete e Montpellier, con promozione in Ligue 1 e successivo quinto posto; per 6,5 milioni di euro se lo assicurò il Valencia dove crebbe esponenzialmente in tre anni sotto la guida di Unai Emery che lo volle con se anche a Mosca. E’ arrivato allo Spartak per 7 milioni l’anno scorso a giugno firmando un quadriennale, in un anno e mezzo 35 presenze e 3 gol, quindi il nuovo tecnico Murat Yakin lo ha visto di meno, da cui la sua voglia di cambiare.

Ma che giocatore è Tino Costa? Innanzitutto è un mancino di quelli che col destro non salgono neanche le scale; non solo dal suo piede sinistro partono saette così potenti da fargli guadagnare il soprannome di Canon Zurdo (il cannone mancino) o El Bombardero (il bombardiere), con tiri che superano i 110 km/orari e con calci piazzati precisi che a Montpellier gli fecero guadagnare l’appellativo di nuovo Juninho Pernambucano. In mezzo al campo fa legna quando serve, ma ha anche piede e tecnica per far ripartire l’azione; almeno sulla carta è un giocatore completo che servirà per l’immediato e per il futuro, quando il Grifone perderà presumibilmente Sturaro, ora in prestito dalla Juve, e Bertolacci, in odore di big.

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ultimo aggiornamento: 24-12-2014


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