L’Italia sale sul tetto d’Europa battendo ai rigori l’Inghilterra grazie alle parate decisive di Donnarumma, dopo l’1-1 dei 120 minuti.

Il gol iniziale degli inglesi legittima un copione della partita che rimane invariato per tutto l’arco dei novanta minuti: l’Italia prova a imporre il suo gioco con un lungo e alle volte estenuante possesso palla, mentre l’Inghilterra è abile e pronta a ripartire sfruttando gli spazi e la velocità delle proprie ali. Ma ai rigori, la dea bendata premia ancora gli Azzurri grazie ad un immenso Gianluigi Donnarumma. Per l’Italia dopo gli errori dal dischetto di Belotti e Jorginho, decisive le parate del portierone azzurro su Rashford, Sancho e Saka.
Gli Azzurri di Mancini escono vittoriosi da una competizione che ha ridato slancio e morale ad una nazionale reduce da una sVentura calcistica: la non partecipazione ai Mondiali. Un trionfo azzurro che merita di essere osannato e celebrato in toto, sia nella semplicità e nella purezza dei gesti dei protagonisti, e sia nella complessità di tutto quello che questo successo rappresenta per l’intero popolo italiano.
Dopo il ’68 l‘Italia conquista e “porta a casa” il suo secondo titolo europeo. Mancini si consacra nell’elité degli allenatori più vincenti, ritagliandosi uno spazio importante nel cuore degli italiani accanto ai più recenti Lippi e Bearzot. Per il CT azzurro e parte del suo staff, un successo che vale anche una rivincita personale in uno stadio dove 29 anni fa, con la maglia della Sampdoria, persero la finale di Coppa Campioni, ai supplementari, contro il Barcellona.
Una rivincita che vale anche per la stessa Italia per riscattare, non solo il mancato accesso al mondiale del 2018, ma anche la pesante e umiliante sconfitta patita nella più recente finale di Euro 2012 contro la Spagna. I reduci di quel gruppo azzurro, che oggi vestono le vesti di senatori, sono tre: da capitan Chiellini fino ai veterani Bonucci e Sirigu. Una vecchia guardia che ha saputo inculcare i giusti valori e guidare un gruppo apparso unito fin dal primo giorno di raduno. Una serenità mostrata, abilmente più volte, e apprezzata da tutta Italia e non solo.
È stato più volte ribadito come la forza di questa Italia sia effettivamente l’unione del gruppo e l’abilità nel guidarla del CT Mancini, vero leader e uomo immagine di questo trionfo. Una rosa ampia: 25 giocatori utilizzati su 26 e una disponibilità, da parte di tutti, nel farsi trovare pronti al momento giusto. Un mix di qualità, freschezza, gioventù ed esperienza. Una genuinità e una spontaneità a cui sono seguite prestazioni di livello con un’intensità di gioco altissima e una qualità che, per larghi tratti della competizione, hanno reso l’Italia la squadra più forte di questo torneo.
L’Italia è stata capace di far innamorare e appassionare milioni di tifosi che hanno potuto godersi questa meritata rivalsa, che va oltre l’ambito sportivo e giunge fino alla quotidianità di tutti i giorni. Un popolo ferito e straziato da 18 mesi di agonia che ha saputo rivedere in 26 ragazzi lo spirito e la passione di un’Italia, bella e unita che non s’arrende mai.
Mancini ha plasmato un gruppo vero. Insieme al suo staff, nel corso di questi anni, ha ridato vigore e credito alla maglia della Nazionale. Il commissario tecnico azzurro non ha semplicemente vinto ma ha costruito un futuro: passo dopo passo, frantumando record su record, consolidando un gruppo che, col tempo, ha acquisito fame e consapevolezza nei propri mezzi. Mancini ha ritrasformato Coverciano in un ambiente sereno e gioioso, dove ogni calciatore ritrova la felicità di condividere insieme ai propri compagni la bellezza e il divertimento di giocare a calcio e rappresentare la propria nazione. Un attaccamento che traspare dall’intensità di un inno cantato, e sentito, con orgoglio e la mano sul cuore ad ogni inizio partita. Fino ad arrivare alla passione, coinvolgente e trascinante, degli italiani presenti all’Olimpico nelle tre gare del girone che hanno lanciato e spinto l’Italia fino in fondo alla competizione.
Un’unione d’intenti che passa anche dai piccoli gesti di gruppo. Dai cornetti caldi di Bernardeschi e alle partite a ping-pong di Pessina e Locatelli. Dagli scherzi di Insigne a Immobile, fino all’arrivo in ritardo, scaramantico, di Vialli sul pullman in partenza. Un gruppo che è sempre rimasto unito e coeso anche nei pochi momenti difficili come la dedica della vittoria in semifinale all’infortunato, e sfortunato, Spinazzola, fino a quel momento MVP azzurro dell’Europeo.
Uno spirito di fratellanza, un legame quasi indissolubile che ne esalta la prestazione in campo sia del singolo che del collettivo. Perché il trionfo azzurro passa inevitabilmente dalla conferma e dalle splendide parate di Donnarumma, premiato come miglior giocatore del torneo. In una squadra vincente un buon portiere può solitamente contare su una solida difesa. Dal duo insuperabile Chiellini e Bonucci che a detta di Mourinho potrebbero insegnare ad Harvard come difendere, all’imprescindibile Spinazzola, vero valore aggiunto di questa Italia. Fino alla sorpresa Di Lorenzo, subentrato in punta di piedi e diventato un punto di riferimento per la squadra. Ma il reparto che ha dato più gioie e ha, letteralmente, supportato le vittorie azzurre è stato il centrocampo che ha alternato ad ogni momento decisivo del torneo, un giocatore diverso. Dalla doppietta di Locatelli contro la Svizzera ai gol di Pessina e Barella, fino ad arrivare al rigore decisivo di Jorginho in semifinale. Un centrocampo azzurro fatto di corsa, cuore e tanta qualità a supporto dei tre d’attacco. Insigne si è consacrato finalmente campione onorando al meglio la maglia numero 10. Al Mancio la bravura di saper alternare il talento di Berardi con la freschezza e gli strappi di Chiesa, sempre più decisivo nella fase ad eliminazione diretta.
L’Italia ha vinto perché ha dimostrato, sul campo, di essere la nazionale più forte affrontando e misurandosi con squadre forti, senza mai snaturarsi e proponendo sempre un calcio propositivo e spettacolare.
Onore, allo stesso tempo, anche ai vinti. Southgate ha tra le mani un potenziale eccezionale e il lavoro della federazione inglese, iniziato nel lontano 2017 con la vittoria dei mondiali giovanili delle selezioni U17 e U20, non può far altro che migliorare la nazionale maggiore. L’Inghilterra resta comunque una delle nazionali più complete e col maggior talento al mondo. Chiaramente la delusione per aver sfiorato un titolo che manca da ben 55 anni, e per di più, in un contesto come quello di Wembley, lascia più che un amaro in bocca. Di certo, qualche pinta potrà far dimenticare la delusione per qualche ora. L’augurio è che il lunedì, proclamato da Boris Jonhson come festa nazionale, possa servire agli inglesi per smaltire la delusione della finale dell’Europeo persa in casa.

LA PARTITA

Avvio di gara entusiasmante dei padroni di casa che, dopo appena due minuti, sbloccano la finale con un gol di Shaw. É lo stesso terzino inglese ha dare il via all’azione del vantaggio con un recupero del pallone nella propria metà campo. La manovra si sviluppa sulla destra dove Trippier pesca sul secondo palo l’accorrente Shaw che, di contro balzo, sorprende la difesa avversaria e batte Donnarumma. Col passare dei minuti l’Inghilterra legittima il proprio vantaggio spinta dall’implacabile entusiasmo di Wembley. L’Italia fatica a leggere i movimenti tra le linee degli inglesi, abili a sorprendere la difesa azzurra con una predisposizione tattica diversa dalle ultime uscite. Nel primo tempo l’unica occasione per la selezione di Mancini è affidata ad un’azione personale di Chiesa con un sinistro dalla distanza, uscito di poco a lato. La ripresa inizia con un episodio al quanto dubbio in area di rigore azzurra con un contatto tra Bonucci e Sterling. Mancini prova a dare la scossa ai suoi dalla panchina con l’ingresso in campo di Berardi e Cristante. L’Italia reagisce e crea una potenziale occasione da rete con il solito Chiesa che, in area di rigore, circondato da tre maglie inglesi, prova una insidiosa conclusione, respinta, a mano aperta, da un ottimo intervento di Pickford. Prove generali di un gol che arriva al 67′. Da azione da calcio d’angolo il catenaccio inglese si sfalda. Dopo una torre sul primo palo di Cristante la sfera giunge sul secondo palo dove Verratti anticipa e colpisce di testa. Pickford compie l’ennesimo straordinario intervento della serata, ma sul pallone vagante, Bonucci è il più lesto e trova l’1-1. L’Italia capisce e prova a sfruttare il buon momento: lancio millimetrico di 40m di Bonucci per l’inserimento di Berardi che, al volo, anticipa l’uscita del portiere inglese ma non riesce a trovare lo specchio della porta. Il timore di subire un gol che potrebbe mettere fine al sogno europeo si intensifica nel finale con le due squadre costrette a giocarsi il torneo ai supplementari.
Mancini pesca ancora dalla panchina con l’ingresso, prima, di Belotti e, poi, Locatelli. Gli inglesi provano a rendersi pericolosi con una conclusione dalla distanza di Phillips, terminata, però, abbondantemente a lato. Anche Southgate prova a dare la scossa ai suoi con l’inserimento in campo di Grealish e uno schieramento decisamente più offensivo. Nel secondo supplementare brivido per gli azzurri su un cross dalla sinistra di Kane per Stones, ma il centrale del Manchester City manca completamente il pallone e facilità l’uscita con i pugni di Donnarumma.

IL TABELLINO: ITALIA – INGHILTERRA 1-1 (4-3 d.c.r)

Marcatori: 2′ Shaw (In), 67′ Bonucci (It).

ITALIA (4-3-3): Donnarumma; Di Lorenzo, Bonucci, Chiellini, Emerson(117′ Florenzi); Barella(54′ Cristante), Jorginho, Verratti(96′ Locatelli); Insigne (90′ Belotti), Immobile(54′ Berardi), Chiesa(85′ Bernardeschi).
A disposizione: Sirigu, Meret, Locatelli, Belotti, Berardi, Pessina, Acerbi, Cristante, Bernardeschi, Bastoni, Florenzi, Toloi.
CT: Mancini.

INGHILTERRA (3-4-2-1): Pickford; Walker(119′ Sancho), Maguire, Stones; Trippier(70′ Saka), Phillips, Rice(74′ Henderson(119′ Rashford)), Shaw; Mount(99′ Grealish), Sterling; Kane.
A disposizione: Ramsdale, Johnstone, Grealish, Henderson, Rashford, Mings, Coady, Sancho, Calvert-Lewin, James, Saka, Bellingham.
CT: Southgate.

Ammonizioni: 47′ Barella (It), 55′ Bonucci (It), 84′ Insigne (It), 96′ Chiellini (It), 106′ Maguire (In), 114′ Jorginho (It).

Arbitro: Kuipers (NED)

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ultimo aggiornamento: 12-07-2021


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