Milan
Il Milan sotto accusa. Duro attacco all’organigramma societario
Durante un famoso podcast online l’opinionista lancia pesanti accuse alla composizione della dirigenza rossonera. Il Milan che dice?
In un mondo del calcio dove la gestione e le strategie societarie diventano sempre più determinanti per il successo sul campo, le parole di un volto noto calcistico della tv, ospite al podcast di tendenza ‘Muschio Selvaggio’, suonano come un duro colpo verso l’intera dirigenza del Milan.
Gli attacchi si concentrano non solo sulla figura di vertice dell’organigramma rossonero ma anche su elementi chiave a livello dirigenziale fino ad arrivare a questioni di fondo riguardanti la gestione sportiva e finanziaria del club.
La leadership invisibile
Uno dei problemi evidenziati riguarda la quasi “invisibilità” (testualmente cosi descritta dall’opinionista) del proprietario e presidente del Milan, Gerry Cardinale. Un aspetto che incide negativamente sulla gestione complessiva del club. Una figura di rilievo così assente dal cuore della società non fa che lasciare un vuoto nelle decisioni cruciali e nella definizione della strategia di lungo termine, fondamentali per il successo di una società sportiva della portata del Milan.
I limiti di Ibrahimovic e Moncada
Michele Criscitiello, volto noto ed onnipresente di SportItalia non si ferma però qui. Sempre a “Muaxhio selvaggio” il conduttore si fa domande anche su Zlatan Ibrahimovic che, nonostante la stima incondizionata che molti fan possano nutrire nei suoi confronti per i successi e il carisma dimostrati sul campo, secondo il giornalista non sembra la figura adatta a rivestire ruoli di responsabilità oltre il rettangolo di gioco a causa della mancanza di esperienza necessaria in tale ambito. Criscitiello mette in luce anche le criticità legate alla figura di Moncada, apprezzato per le sue capacità di talent scout ma considerato non adatto al ruolo più complesso ed articolato di direttore sportivo.
Gestione finanziaria e sportiva
Un altro tassello della critica si addentra nelle competenze specifiche della dirigenza, mettendo in discussione la capacità di gestire gli aspetti più concretamente sportivi e finanziari del club. La figura di Furlani, pur riconosciuta come “un grandissimo uomo di numeri”, viene percepita da Criscitiello come inadeguata a comprendere e gestire le sfumature e le dinamiche proprie dell’ambiente calcistico; ulteriore dimostrazione, sempre secondo il noto volto di SportItalia, di un’apparente mancanza di sintonia tra le competenze manageriali e le esigenze sportive.
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