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Barbara Berlusconi traccia il futuro del Milan: “Giovani e stadio per tornare grandi”

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Nelle ultime uscite stagionali il Milan sembra aver ritrovato la via del risultato, le vittorie contro Fiorentina e Chievo hanno riportato l’entusiasmo a Milanello e nella società. Ma non ci si può cullare, anche perché la situazione di classifica dei rossoneri è tutt’altro che rosea, serve lungimiranza per iniziare già da ora a riparare gli errori degli ultimi anni e per pianificare un futuro che deve necessariamente essere migliore. Certo le difficoltà non saranno poche, soprattutto se, come sembra probabile, la squadra di Seedorf dovesse fallire l’aggancio al treno che porta all’Europa League.

In questi mesi burrascosi tanto è cambiato anche in società, Barbara Berlusconi è diventata sempre più importante tanto da arrivare a ricoprire il ruolo di vicepresidente e amministratore delegato, in coabitazione con il vecchio Adriano Galliani, con il quale non sono mancati i momenti di tensione. La terzogenita di Silvio Berlusconi ha rilasciato una lunga intervista al magazine FourFourTwo Italia, gli argomenti toccati sono stati molti, a partire dal rapporto con lo storico dirigente simbolo delle tante vittorie dell’era Berlusconi. A sentire Barbara, che pure non nega gli iniziali attriti, ora le cose vanno molto meglio:

Negli scorsi mesi con Galliani si è aperto un confronto certamente duro, ma che oggi valuto positivamente. Un confronto utile e costruttivo che riguarda tutti gli ambiti societari e che porterà cambiamenti significativi. Sono certa che questa unità d’intenti ritrovata e non potrà che giovare al Milan. Ogni nostro rapporto è buono e all’insegna della collaborazione.

Proprio dalla collaborazione tra i due deve passare necessariamente il rilancio del club. Secondo Barbara Berlusconi la chiave del successo, in un mondo del calcio profondamente mutato rispetto al passato, è trovare un giusto equilibrio tra successi sportivi e commerciali. Per riuscirci sarà sempre più importante adeguarsi ai modelli che ci vengono proposti dall’Europa e puntare sempre di più sui giovani prima che sui campioni già affermati:

In questi anni si è sottovalutata la concorrenza europea che, stagione dopo stagione, ha guadagnato importanti fette di mercato, sottraendo ai nostri club parti dei ricavi. Nel 2000, 3 dei maggiori club europei per fatturato erano italiani. Oggi siamo più indietro, il modello del calcio del futuro è un mix di successi sportivi e risultati commerciali, manageriali e finanziari. Un esempio? La Germania, con stadi di proprietà e ricche sponsorizzazioni, senza fare follie hanno creato un sistema virtuoso, un esempio da imitare. Conti in ordine, stadi pieni, sviluppo delle attività commerciali e tanti giovani in campo. Dobbiamo sempre ricordarci che il calcio non è un business solo per i milionari, ma crea tanti posti di lavoro per tutti. Ha un giro d’affari che crea, nel nostro paese, un indotto di circa 8 miliardi di euro. Produce per lo stato introiti per più di un milione di euro. Idee per il rilancio sportivo? Sono materia di competenza di Adriano Galliani. Il Milan sta affrontando una profonda riorganizzazione. Si sta attrezzando per affrontare al meglio le nuove sfide di un calcio che è cambiato. Puntiamo molto sui giovani, su una struttura di osservatori in grado di scovare nuovi talenti in giro per il mondo. Ma questo senza rinunciare ai grandi acquisti, ai top player.

Non sarà semplice realizzare questi piani anche perché su tutti i club del continente incombe la scure del Fair Play finanziario. Un insieme di regole che non necessariamente si dimostrerà penalizzante per il nostro calcio che anzi può approfittarne per provare a recuperare il terreno perduto. Barbara Berlusconi individua un modello virtuoso a cui ispirarsi nell’Arsenal, un club che negli anni ha sacrificato forse qualche vittoria per costruire una struttura societaria capace oggi, come poche altre, di diversificare gli introiti. Una macchina da soldi, tutto il contrario di quello che hanno fatto le società italiane nel periodo di vacche grasse rappresentato dagli anni 1990:

Il Fair Play finanziario? Vedremo se è solo uno slogan o sarà applicato. Di certo obbliga una gestione completamente differente. Le proprietà avranno forti limiti alla possibilità di ripianare le perdite. E non perché non lo vorranno, ma perché questi provvedimenti non lo consentono più. Il Milan deve vincere questa sfida contro la modernità. Deve strutturarsi per competere sui mercati internazionali, attrarre nuovi partner commerciali, guardare ai paesi emergenti, far crescere la notorietà del brand, rinnovare le strutture e gestire il marchio a 360 gradi. I risultati sul campo sono fondamentali, ma non sono tutto. Alla fine degli anni ’90 molti club hanno investito tutti gli introiti dei diritti televisivi negli ingaggi e non per rinnovare le strutture e creare valore. Ma così nulla è rimasto per gli impianti e per lo sviluppo. L’Arsenal ha seguito una strada diversa: meno risultati sportivi, più spettacolo e risultati commerciali. È un modello a cui si deve guardare con entusiasmo.

Proprio la costruzione di uno stadio di proprietà è la questione calda su tutte le scrivanie dei manager italiani che si occupano di calcio. Per ora solo la Juventus ce l’ha, l’Udinese ci sta lavorando e nei giorni scorsi la Roma ha presentato il progetto della sua nuova casa. Negli ultimi tempi si è parlato spesso dell’idea da parte dei rossoneri di abbandonare San Siro, sfruttando magari l’area dell’Expo 2015. Sull’argomento Barbara non si sbilancia, non nega che attualmente lei e i suoi collaboratori stanno vagliando alcune soluzioni, ma è presto ancora per poter parlare di un progetto vero e proprio:

Confermo che stiamo valutando soluzioni alternative a San Siro. Ma decisioni non sono state prese, anche perché il tema è molto complesso. Richiede un approfondimento che è in corso proprio in questi giorni con i miei più stretti collaboratori. Gli stadi italiani risentono del tempo. Erano stati concepiti per i mondiali del 1990, oggi invece è un luogo in cui si fa intrattenimento non solo per i 90 minuti della partita, ma sette giorni su sette. Mi piacerebbe vedere le famiglie trascorrere l’intero pomeriggio dell’incontro di calcio all’interno di una struttura che possa offrire ai propri clienti bar, ristorante, palestra, sale per riunioni e convegni. Solo così gli incassi potranno aumentare.

Intanto qualche novità per i tifosi c’è: il Milan ha da poco cambiato sede, puntando sul design e sulla modernità, e nei prossimi mesi al suo interno verrà aperto anche un nuovo museo, uno store e un ristorante che sarà a disposizione dei tifosi sette giorni su sette. Un primo passo, seppur piccolo, per mettersi al passo con le big d’Europa. La strada sembra lunga e non priva di ostacoli ma alla Berlusconi non sembra mancare l’entusiasmo e la voglia per raccogliere la sfida.



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