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Un Milan Real in casa del Madrid, “l’urlo” di Fonseca e Leao nella notte del Bernabeu

Milan, esultanza di squadra a Madrid

Il Milan sbanca il Santiago Bernabeu 3-1. Notte magica in quel di Madrid: “l’urlo” di Fonseca e Leao ha squarciato la notte spagnola.

Partiamo dalla fine perché è così dolce e melodioso rileggere, più e più volte, quel tabellino che recita 1-3 in casa dei Campioni d’Europa, al cospetto del Real Madrid e dinanzi agli occhi del tecnico neo vincitore del premio come miglior allenatore, Carlo Ancelotti.

Così come recita la canzone di Cesare Cremonini: “se occorre partire per ricominciare, che non c’è niente di più vero di un miraggio e per quanto strada ancora c’è da fare…amerai il finale“, i tifosi del Milan hanno fatto una gran fatica ieri sera a spegnere la tv e le luci del Bernabeu tinte del rosso e del nero, uniti a mescolarsi nella formula vincente per rendere magica una notte che, di diritto, entra nella storia del Club.

Un Milan Real nella casa del Madrid

“L’unica paura che dobbiamo avere è di non essere noi stessi”, Mike Maignan lo aveva detto alla vigilia della sfida del Bernabeu, in conferenza stampa. Nessuna paura del Real Madrid, nessun timore reverenziale per chi quella coppa l’ha alzata 15 volte, l’ultima volta pochi mesi fa. Nessuna ansia da prestazione nel duellare contro il re degli allenatori, Carlo Ancelotti, perché “noi” siamo il Milan. Siamo il Milan delle 7 Champions League, quelli che inondavano Barcellona con quasi 100000 spettatori per la finale con la Steaua Bucarest nel 1989. “Noi” siamo “noi”, così come recitava Herbert Kilpin: “saremo una squadra di diavoli, i nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”. La storia al comando del mondo, sovvertitrice di ogni ordine gerarchico perché “noi” siamo quelli capaci di sprofondare negli abissi dell’inferno e, allo stesso tempo, emergere da essi coperti di lava incandescente e incenerire ogni passo falso commesso in precedenza. Milan titanico, funambolico e trascinante, quello visto a Madrid ieri sera. Una squadra di Diavoli che ha dimostrato di avere degli attributi esagonali nell’andare nella “tana del lupo” con la sana pazzia di volergli palleggiare in faccia, incuranti di sfidare gente del calibro di Modric e Mbappé. Forti, spregiudicati e folli, brillanti e con l’argento vivo addosso. Erano 15 anni che il Milan non vinceva al Bernabeu, l’ultima volta è stata esattamente 5493 giorni fa.

L’urlo di Fonseca e Leao nella notte del Bernabeu

E’ stata la notte di Rafa Leao: monumentale, da Premio Oscar come migliore attore nei panni del genio che dispensava calcio tra gli dei del pallone. Surfa, sgasa, gioca da leader in attacco e in difesa e dispensa assist come ai bei tempi, per intenderci come il 22 maggio 2022 in quel di Reggio Emilia nel giorno del 19esimo scudetto. Il portoghese zittisce tutti, la critica, i tifosi e gli opinionisti, tutti coloro che hanno provato a spacciarlo come uno “normale”. Morata aveva ragione, Leao non ha bisogno di consacrarsi ma ieri sera ha consacrato il proprio talento sull’altare dove solo i grandi possono sedere: il Santiago Bernabeu. Un urlo prepotente, forte e disarmante per Leao nella notte di Madrid, un urlo a cui si è unito anche Fonseca. Si proprio lui, l’allenatore “incapace” che non capiva nulla, il “commissariato” da Ibra, quello insomma che sedeva su quella panchina in attesa che il Milan scegliesse il suo erede. Un urlo a due voci si è alzato nel cielo, proprio da coloro che tanti indicavano come la “coppia che scoppia”, quelli per cui ogni giorno nasce un “nuovo caso” e che come nel gioco della torre, uno dei due debba cadere giù. La vittoria a Madrid ha la loro firma, insieme a quella di una squadra granitica che ha dimostrato talento, voglia di esserci, e soprattutto che in questo allenatore crede cecamente.

Paulo Fonseca
Paulo Fonseca

Ripartire da qui

Questo Milan è forte, molto più di quanto ha dimostrato fino a qui. Serviva la scossa, occorreva “un’incornata al matador” per sbloccare gli “olé” del pubblico e infiammare la torcida. Occorreva l’evento, per dirlo alla spagnola serviva il brivido e l’adrenalina della Festa di san Firmino a Pamplona per accendere quell’interruttore nella testa che dice: “noi possiamo vincere”. Lo switch è arrivato, la levetta è su on e ora occorre vincere, vincere ancora, e riprendere contatto con chi è avanti al Milan in campionato. Le notti di Champions torneranno e, con questo spirito, nulla è davvero precluso.

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