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L’Italia che affronterà l’Inghilterra sabato per l’esordio mondiale ha una sola certezza: giocherà a una punta. Niente convivenza tra Balotelli e lo scatenato Immobile, che inizierà dalla panchina, sperando poi di trasformarsi in un altro uomo del Sud, lo Schillaci di Italia ’90. Per il resto, Cesare Prandelli continua a lavorare in quello che appare un vero e proprio cantiere.

Non si tratta di pretattica, però, per disorientare Roy Hodgson, ma di necessità. C’è infatti da monitorare la situazione di Marco Verratti, da cui dipende la trasformazione tattica a Manaus. Il talento del Paris Saint Germain sarà titolare solo se avrà completamente superato l’influenza che lo ha messo ko nei giorni scorsi. Filtra ottimismo dal resort brasiliano: Verratti già oggi dovrebbe fare l’allenamento con i compagni. E in questo caso, il modulo sarà il 4-1-3-1-1, con l’ex pescarese al fianco di Andrea Pirlo.

Se, però, umidità e afa dovessero compromettere la tenuta atletica di Verratti, si passerebbe al 4-3-2-1, l’albero di Natale tanto caro a un certo Carlo Ancelotti. In questo caso, ecco Thiago Motta con Marchisio e Candreva alle spalle di Balotelli. In questo modo, De Rossi non sarebbe più il vertice basso del centrocampo, come nel 4-1-3-1-1.

Insomma, il cantiere non è ancora chiuso. Lavori in corso, eccome. Con i medici impegnati anche loro nel rimettere in piedi Verratti al più presto possibile. L’importante, contro l’Inghilterra, sarà confondere gli avversari e non confondersi da soli, come accaduto contro Lussemburgo in amichevole. Va bene creare un’Italia con i piedi buoni, con i centrocampisti che a turno possono fare i registi, ma il palazzo azzurro deve essere finito entro sabato. Non si possono lasciare attrezzi da lavoro in giro. Pena: la caduta dei calcinacci fin da Manaus.

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