Alessandro Nesta, dopo aver chiuso la sua carriera da calciatore, ha raccontato a La Gazzetta dello Sport quello che intende fare nel suo prossimo futuro. L’ex difensore di Lazio e Milan ha giocato l’ultimo anno e mezzo nella Mls statunitense, con la maglia del Montreal Impact. Anche della sua esperienza negli States il 37enne ha parlato, spiegando come il calcio europeo, e quello italiano in particolare, abbia molto da imparare dal marketing a stelle strisce:

È incredibile il modo in cui sanno vendere il prodotto, ancora di qualità inferiore a quello europeo. Nel marketing sono bravi. Abbiamo giocato in stadi pieni. A Seattle c’erano 60 mila persone e in Italia quelle cifre sono fantascienza.

Il difensore ha ammesso che però dal punto di vista tattico-tecnico non c’è storia rispetto al calcio del Vecchio Continente. Forse anche per questo motivo in futuro l’ex numero 13 rossonero potrebbe restare in America per iniziare la sua carriera da allenatore, sebbene le indiscrezioni lo diano sulla panchina delle giovanili del Milan, un po’ come successo al suo ex compagno Filippo Inzaghi:

Ho fatto due corsi, mi manca il terzo che dura un anno. La famiglia resterà a Miami, perché non vorrei staccarmi dagli Usa. Mentre io farò la spola. Poi vediamo cosa succede. Mi piacerebbe allenare ad alto livello. Però può darsi che debba iniziare dal settore giovanile. Chissà, magari al Milan, ma non escludo di rimanere negli Stati Uniti.

Nesta è stato poi chiamato a fornire un commento su due calciatori italiani. Sul suo rivale-amico di sempre Francesco Totti e su Mario Balotelli. Sul capitano della Roma, che ha la stessa età dell’ex difensore e che però è nel pieno della sua attività agonistica (nonostante il recente infortunio), ha notato che “ha avuto meno infortuni di me” e che in linea generale “un difensore ha vita più corta, non ti puoi mai fermare: quando scatta il tuo avversario gli devi correre dietro”, mentre “lì davanti puoi farti qualche pausa”. Sul bomber del Milan e della Nazionale, invede, Nesta ha aggiustato il tiro dopo la diffusione di alcune sue dichiarazioni nelle quali lo richiamava al rispetto delle regole:

Non lo conosco e non esprimo giudizi. Mi hanno solo chiesto di spiegare com’era il Milan quando ci giocavo. Così ho
raccontato che quando arrivai c’erano Costacurta e Maldini che davano l’esempio. Nessuno osava andare fuori dalle righe. Loro senza bisogno di urlare, ma con uno sguardo, ti rimettevano a posto. Non giudico lo spogliatoio del Milan di oggi perché dei miei vecchi compagni non c’è più nessuno.

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ultimo aggiornamento: 27-10-2013


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