Alla 1101esima partita Javier Zanetti si fermò, solo una sosta ai box però perché a 40 anni suonati Pupi non ne vuole sapere di appendere gli scarpini al chiodo: 28 aprile scorso, durante una partita a Palermo lo storico capitano dell’Inter si ruppe il tendine d’Achille del piede sinistro, il primo vero e lungo infortunio di questo Superman del calcio, un faticatore instancabile che nonostante il grave acciacco due mesi dopo ha rinnovato il contratto coi nerazzurri. La convalescenza è stata lunga e di fatto continua, durante l’insolito tempo libero l’immortale terzino argentino ne ha approfittato per fare delle lunghe chiacchierate col giornalista Gianni Riotta, partorendo dunque la sua autobiografia in uscita in questi giorni col titolo “Giocare da uomo“. Oggi era alla Mondadori meneghina di Via Merghera per presentare il volume (presente anche Massimo Moratti), ne ha approfittato per scambiare due parole coi giornalisti presenti; stupisce come non solo stia guarendo e lo stia facendo bene, ma anche in anticipo rispetto a quanto previsto:

“Sto facendo di tutto tutto per rientrare presto. Sto meglio, provo sensazioni positive: ormai manca poco, mi alleno con i compagni, sto facendo già le partitine per provare come va il tendine: per ora tutto bene. Se continua così, manca molto poco. Se mi manca la partita? Voi tifosi mi siete mancati tantissimo, combattiamo insieme da anni. L’Inter è la mia vita. Sapete bene quanto amore ho per questa maglia ogni volta gioco, per questo spero di rientrare presto”.

Dagli inizi non senza difficoltà in Argentina (da ragazzo lavorava distribuendo latte dalle quattro di mattina alle otto, per poi andare agli allenamenti) all’approdo all’Inter, per volontà di Ottavio Bianchi: appena cinque stagioni e si appiccicò al braccio la fascia da capitano, quattordici anni di andirivieni su e giù per la fascia, fisico impeccabile, cura maniacale per i dettagli (si allenò anche il giorno del suo matrimonio). Il futuro di questo calciatore inossidabile è ancora il campo, secondo Moratti ne avrà ancora per 4-5 anni (!!!), Zanetti dal canto suo fatica a pensare a una vita senza le partite la domenica:

“La cosa più importante è poter rendermi utile, poi vedremo cosa accadrà. Il passaggio a Thohir è importante, perché ci può essere un grande sviluppo in futuro. Speriamo che l’Inter sia sempre più grande. Un ruolo in dirigenza? Mi auguro di restare, non so cosa accadrà. Oggi il mio pensiero va soprattutto all’idea di giocare ancora a calcio”.

L’Inter di Mazzarri si è rimessa in carreggiata dopo lo sciagurato nono posto della stagione scorsa, intanto in società è arrivato un ricco indonesiano; Zanetti dice la sua:

“Sono fiducioso, stiamo facendo bene. Il mister ha svolto un grande lavoro, i compagni provano sempre a vincere e si vede un grande spirito. Speriamo di vincere qualcosa quest’anno. Moratti? C’è un rapporto che va al di là di quello che c’è normalmente tra capitano e presidente, c’è quello umano. Lui ha creduto in me quando ero uno sconosciuto e ha avuto fiducia. Io non lo dimentico e lo ringrazierò sempre. La standing-ovation che ha ricevuto contro il Verona è stata una grande emozione per il nostro presidente, per quello che ci ha dato e quello che ci darà, perché continuerà a stare con noi. Una persona unica. Thohir? Credo che il nostro presidente abbia pensato come costruire una società più grande. Ha visto in queste persone delle qualità umane per far crescere club. Spero che insieme diventi un’Inter ancora più forte. Lo spero per tutti noi interisti”.

Il motivo dell’incontro è il libro, Zanetti riassume:

“Per me questo libro è molto importante e racconto la mia vita fin dall’Argentina. Gianni è venuto in Argentina con me e si è resoconto di qual era il mio sogno: venire in Italia e fare il capitano dell’Inter. Il messaggio che mando è quello di rispettare e sognare sempre. Poi quello di essere leali, perché serve nella vita ed è giusto. Se ho il segreto dell’eterna giovinezza? Nessun segreto, solo passione per lo sport e per la mia famiglia”.

Peter Shilton, Roberto Carlos e Ray Clamence hanno giocato più di lui in carriera, ma solo Carlos era un terzino e non un portiere: guarda caso un altro pupillo (sempre rimpianto) di Moratti.

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ultimo aggiornamento: 28-10-2013


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