
MILAN, ITALY - AUGUST 31: Jeremy Menez of AC Milan celebrates his goal during the Serie A match between AC Milan and SS Lazio at Stadio Giuseppe Meazza on August 31, 2014 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)
A venti anni era considerato un fuoriclasse le cui gesta, nel Sochaux prima e nel Monaco poi, scomodavano spesso parallelismi con Zidane; la Roma puntò su di lui spendendo più di 10 milioni, ma Jeremy Menez da Parigi, nato e cresciuto in una delle banlieu più dure della capitale, nella sua prima esperienza italiana non riuscì a scrollarsi di dosso la fastidiosa etichetta di “giocatore discontinuo“. Tre anni e 4 gol per ciascuna stagione, passò quindi nell’ambizioso Paris Saint Germain dove, sempre in 36 mesi, ha confermato quanto fatto vedere in passato: Menez ha i numeri, pare meno la testa. Non che sia un cattivo professionista, anzi, ma in campo accende e spegne la luce con troppa intermittenza: questione di fiducia, dicono i suoi sostenitori, quella che il Milan gli ha accordato scommettendo a occhi chiusi su di lui.
Prelevato a parametro zero, Menez ha apposto la sua firma su un contratto di tre anni sposando a pieno la causa del Diavolo: merito di Galliani e Inzaghi che quest’estate si ritrovarono ad Ibiza – per SuperPippo non dovette essere un grande sacrificio – con lo svincolato Jeremy per un vero e proprio blitz. Lo stesso francese ha poi ammesso: era stato conquistato dal progetto. E dopo due partite di campionato, la convinzione di aver fatto la scelta giusta è ancora di più:
“Allo scudetto ci credo davvero. E l’obiettivo minimo è la qualificazione alla Champions. Il Milan se la gioca con tutti. Obiettivi personali? Voglio segnare più di dieci gol perché in Italia si ricordano un Menez che segnava 4 gol all’anno. La Nazionale? Ho tanta voglia di tornare, perché c’è l’Europeo proprio in Francia e sarebbe bello giocare di fronte ai nostri tifosi”.
Idee chiare e propositi in grande stile per il numero 7 rossonero che nelle prime due uscite stagionali ha segnato 3 gol (due su rigore e uno splendido di tacco) ma soprattutto ha mostrato carattere e numeri tra trascinatore. Nel mirino ora c’è la Juve, prossimo avversario del Milan nell’anticipo di sabato 20 settembre:
“Mi ha fatto felice, certo, segnare a Parma. Però davvero conta più la vittoria e quindi la cosa più importante di quel gol di tacco è che ci ha permesso di conquistare i tre punti. Juve-Milan? E’ una grande partita, dove tutti si aspettano sempre spettacolo e tanti gol. Speriamo di vivere un momento come quello di Parma. Sarebbe bello vincere ancora 5-4. La Juve? E’ grande squadra e grandi difensori. Toccherà a noi trovare il modo di fare gol perché fare tre vittorie su tre sarebbe bellissimo”.
Tanto, forse troppo entusiasmo può essere un’arma a doppio taglio: Menez potrebbe aver ragione e allora fa bene a infondere ottimismo nell’ambiente, ma risvegliarsi con un pugno di mosche in mano potrebbe essere alquanto traumatico. La sfida contro la Juve ci dirà molto sul cammino futuro dei rossoneri.