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Parma da quarto posto? Merito della gestione Donadoni

[blogo-video provider_video_id=”q9ARaOOU8Fc” provider=”youtube” title=”Marco Parolo: “Il gol sotto la curva l’ho sognato nel riscaldamento. Europa, io ci credo”” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=q9ARaOOU8Fc”]

Ci sono voluti due minuti, seguiti da un’altra mezzora di dominio generale, per far sì che il Parma passasse anche a Sassuolo, in casa di una squadra in disperata e affamata a caccia di punti. E adesso sono 40 punti, 43 virtuali, perché no, visto che i Ducali vantano una gara in meno rispetto alla concorrenza. Si tratta della difficile trasferta a Roma contro i giallorossi di Garcia, una partita in cui gli uomini di Donadoni avranno poco da perdere ma anche tanto da voler dimostrare.

Il punto è che l’Inter sta a 41 nonostante a Roma abbia tratto un buon pareggio e che quindici giorni prima avesse compiuto l’impresa a Firenze contro una viola che non deve più sbagliare per non farsi risucchiare, impegnata tra l’altro anche in un marzo che prevede la doppia sfida aggiuntiva contro la Juventus in Europa League. Insomma, parlare di un Parma da quarto posto può sembrare troppo. Ma il discorso è concettuale, oltre che calcistico: gli emiliani stanno raccogliendo i frutti di un ormai lungo lavoro insieme al tecnico Donadoni, mai messo minimamente in discussione né dalla proprietà né dalla dirigenza.

Un’anomalia per l’Italia, una ricca dote per l’ambiente. Che infatti cresce di anno in anno senza proclami, vedendo passar calciatori ambiti dalle big, ma senza mai snaturare il telaio. Complimenti quindi a Ghirardi e Leonardi, ma primo tra tutti a Donadoni, uno che era un serio candidato alla panchina del Milan ma che sembrava non infilare mai un vero acuto dopo la parentesi da CT della Nazionale che è passata in cavalleria senza quasi che nessuno più la ricordi.

C’è un grande merito calcistico dietro tutto questo, che il Parma finisca anche quinto, o sesto, o settimo: il primato del gruppo e il lavoro su un gioco che in Italia paga, un gioco magari poco spettacolare ma altamente redditizio, costante nel tempo, ora capace di evitare buchi prolungati perché la squadra è coesa, è compatta. Sul campo. Che è quel che conta. Con o senza Cassano, voglioso di andarsene e quindi ciclicamente bizzoso. Sempre difeso a spada tratta ma anche mai troppo coccolato. Perché Parma è una provinciale fino a un certo punto. I fasti li ha conosciuti e la piazza non perde la testa per il singolo ricordando molto bene come fece, al netto dei miliardi dei Tanzi, ad arrivare ai primi posti sia in Serie A che in Europa.



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