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Stankovic tra Inter e futuro: “Vidic un mito, io all’Udinese con umiltà”

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Tra passato e futuro, un orecchio teso a cosa accade alla Pinetina, la concentrazione sui campi d’allenamento dell’Udinese: Dejan Stankovic è carico per la sua nuova avventura in Friuli, vice di Andrea Stramaccioni, ma ancora non riesce a dimenticare le sue 326 partite con la maglia dell’Inter, i 42 gol, i 14 titoli vinti. Per la prima volta lontano da moglie e figli, rinunciando a posti di spicco nella Federcalcio della Serbia, dopo un anno di inattività (ultima partita in nerazzurro nel febbraio 2013 contro il Chievo, con la Serbia ad ottobre) torna a respirare l’aria di un campo da calcio come secondo allenatore del sodalizio friulano, una scelta necessaria, una nuova esperienza a cui approccia con un umiltà:

“Ero in vacanza, avevo lasciato a casa il telefono. Lo recupero, c’è una chiamata senza risposta: Stramaccioni. Avevo letto che stava firmando per l’Udinese: ho capito prima di richiamarlo che non mi telefonava per chiedermi di qualche giocatore. E avevo deciso cosa dirgli già prima di richiamarlo. “Deki, ho in testa un’idea, vorrei lavorare con te: ci stai?”. Ci stavo, perché in quel preciso istante ho risentito le farfalle dentro lo stomaco: una sensazione che mi mancava da Inter-Chievo, quando ero tornato a giocare una partita vera dopo quasi un anno fuori per colpa del tendine. Gli ho detto solo: “Lasciami una sera per parlare con la mia famiglia, ma al novanta per cento è sì””.

E infatti, come rivela alla Gazzetta dello Sport, alla fine il 4 giugno scorso ha messo tutto nero su bianco:

“Volevo usare il mio nome con la stessa umiltà che ci ho messo per farmelo. Volevo fare esperienza, ri­cominciare. E infatti oggi Deki è ripartito da zero, e si prende del tempo: per studiare, per lavorare, per vivere di calcio al cento per cento. Ho tolto le scarpe solo un anno fa: me le sento ancora addosso le cose che servo­no quando si gioca, a cominciare dal sangue nelle vene. Soprattutto nei momenti difficili: ecco, una cosa che penso di poter spiegare ai ragazzi è come reagire in certi casi. L’inizio di una carriera da allenatore? Sì: se faccio una cosa, la prendo di petto e non mollo un centimetro. Anche se è una cosa com­pletamente diversa da quella di prima e per ora mi basterebbe fare un decimo di quello che ho fatto da giocatore. Ogni tanto mi rendo conto di quanto sono inesperto, ma non mi butto giù: alzo la mano, e chiedo”.

Inevitabile, proprio non ne può fare a meno come è giusto che sia, parlare dei tanti anni all’Inter:

“Io all’Inter dico solo grazie e quando uscirà il calendario la prima data che guarderò sarà quella di Inter-­Udinese: è sempre bello tornare a casa e San Siro è stato casa mia. Grazie ai tifosi, agli ex compagni, al presidente, che per me è Moratti perché non ne ho avuto un altro: grazie per aver potuto riempire di sudore quella maglia, entran­do nella storia portandola addosso”.

Una squadra, quella allenata da Mazzarri, che da quest’anno potrà contare sull’esperienza e la qualità di Nemanja Vidic, compagno di Stankovic in Nazionale; l’ex centrocampista interista racconta un sacco di retroscena sullo stopper che per tanti anni ha vestito con onore la maglia del Manchester United:

“Mi ha chiesto mille cose: dell’Italia, del calcio italiano, dell’Inter, della Pinetina, dei compagni. Tutto, ha voluto sapere tutto. Del giocatore cosa potrei dire di nuovo? Per due anni è stato il mi­glior difensore del mondo, tuttora è fra i migliori: non c’è molto da aggiungere. Quello che scopri­rete è l’uomo che ho conosciuto in dieci anni di Nazionale insieme: una persona seria, un grande professionista, un leader. Se siamo simili? Lui è molto più freddo di me, ma anche più coraggioso. Ha presente Braveheart? Ecco, non sa quante volte gli ho detto ‘Nema, pensa alla salute’, quan­te volte si è spaccato il naso o aperto la fronte per­ché si butta sempre e comunque, senza pensarci”.

Basta però ricordare il passato, la vita di Stankovic si arricchisce di un nuovo capitolo proiettandosi al futuro: cosa potrà dare a Stramaccioni e all’Udinese l’ex mediano di Stella Rossa, Lazio e Inter? Di sicuro la grinta di un campione che non ha mai mollato un centimetro in 19 anni di onorata carriera.



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