Maledizione Rolando Maran per Zdenek Zeman, il boemo paga ancora delle frasi sul tecnico trentino che proprio non andarono giù al diretto interessato che da quello scontro dialettico decise di farla pagare, e con gli interessi, al più anziano collega; nonostante una vigilia tutto sommato tranquilla, ma con le inevitabili frecciatine dell’allenatore del Cagliari nei confronti dell’ex Varese e Catania, che ha poi deciso di rispondere sul campo, con un uno-due nei primi dieci minuti (in gol Meggiorini e Paloschi) che ha tagliato le gambe ai sardi, incapaci di reagire e alla fine sconfitti con merito.

Le ruggini tra di loro risalgono ai tempi di Brescia, stagione 2005/2006, quando le Rondinelle veleggiavano con un calcio pragmatico e utilitaristico nelle zone alte della classifica; il patron Corioni però decise di esonerare Maran quando la sua squadra si trovava al quinto posto, per affidarla a Zeman. Il numero uno bresciano voleva la promozione diretta, rimase stregato dai progetti visionari del boemo, che alla fine però fallì su tutta la linea chiudendo al decimo posto e dando la colpa proprio al predecessore:

“Se tornassi indietro non accetterei la proposta del Brescia. Purtroppo quando sono arrivato ho trovato una squadra autogestita e io sono un allenatore, non un gestore”.

Maran tacque ma l’esperienza bresciana l’aveva segnato; quando qualche mese dopo si trovò sulla panchina del Bari affermò prima di un derby contro il Lecce al Via del Mare (allenato proprio dal praghese):

“Ho chiamato Zeman e gli ho detto con chiarezza che cosa penso. Se il presidente Matarrese avesse conferma della mia abitudine a far autogestire la preparazione, io potrei subito togliere il disturbo”.

Il Bari espugnò Lecce, fu il primo sassolino che Maran si tolse dalla scarpa. Tempo dopo, stagione 2011/2012, si ritrovarono faccia a faccia quando guidavano Pescara e Varese, allora fu una vittoria per parte; quindi un anno dopo Maran alla guida del Catania conquistò 4 punti su 6 contro la Roma di Zeman (2-2 all’Olimpico, 1-0 al Massimino), fino al faccia a faccia di ieri in terra di Sardegna. E ancora, alla vigilia, Zeman aveva liquidato laconicamente una domanda su cosa aveva portato in dote al Chievo l’avvento di Maran: “Non so quali siano le differenze rispetto al Chievo di Corini“.

Poi il campo ha fornito le risposte: due gol in dieci minuti, tre punti pesanti che diventano nove nelle ultime cinque partite (senza mai perdere), squadra sì più esperta (con Bizzarri che ha soffiato il posto a Bardi, out anche Biraghi), ma anche più libera mentalmente (Zukanovic dixit: “Corini ci imponeva limiti tattici e di iniziativa. Maran ci lascia più liberi sul piano mentale. Questo permette alle personalità forti che abbiamo in squadra di espriemersi al meglio“) e soprattutto compatta. Quadrata. Cioè l’opposto delle formazioni allenate da Zeman, sì fantasiose e sbarazzine, ma alla lunga in apnea, in difficoltà, quasi zavorrate da un credo prevedibile.

E così ieri Maran al sesto confronto contro Zeman, ha portato a casa la quarta vittoria: non male per un allenatore che “fa autogestire il gruppo“.

Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG

ultimo aggiornamento: 09-12-2014


Roma – Manchester City, Delio Rossi profetizza: “Uno a zero con un gol di Ljajic”

Parma, ufficiale il punto di penalizzazione: oggi il passaggio di consegne?