E ora come si riprende il bandolo della matassa? Se lo chiedono i tifosi del Napoli che all’indomani della sconfitta di San Siro contro il Milan, in cui i partenopei sono apparsi molli e sfiduciati, sperano in un moto d’orgoglio, un colpo di coda sul finire del 2014, due partite e due vittorie per mangiare il panettone senza il rischio che vada di traverso, con annesso trofeo in bacheca (nel caso di successo contro la Juve). Ma la truppa azzurra scesa in campo nel capoluogo lombardo sarà in grado di battere il Parma giovedì prossimo per poi ben figurare in quel di Doha in Supercoppa? Non c’è grande ottimismo a riguardo: la difesa soffre di amnesie pazzesche, il centrocampo vivacchia nella sufficienza, avanti Hamsik si è definitivamente smarrito, Insigne è rotto e i tre big Higuain, Callejon e Mertens sembrano al limite della depressione.

Facile e intuibile che sullo sfondo di una situazione così delicata, in cui i numeri raccontano di tre punti nelle ultime 4 partite con otto gol subiti, il presidente Aurelio De Laurentiis stia silenziosamente pensando a un ribaltone, più per orgoglio che per reale voglia di spendersi per la causa; così nella pancia del Meazza, tra un primo tempo mediocre e un secondo pessimo, il numero uno napoletano ha strigliato la squadra, con dubbi effetti benefici, per poi tuonare: “Da domani tutti in ritiro“. Non lontano da casa, anzi proprio a Castelvolturno, ma comunque nessuno sarebbe potuto tornare nelle proprie abitazioni fino alla partita col Parma; in nottata mister e giocatori hanno pernottato nel centro sportivo, oggi anziché riposo sotto con gli allenamenti, ma dopo la sessione mattutina l’inatteso rompete le righe.

Dopo un colloquio tra società, allenatore e calciatori, tutti insieme hanno deciso di salutarsi in vista della ripresa di domattina, una decisione che ha sorpreso molto più di quella di andare in ritiro; evidentemente il pugno duro non attecchisce al Napoli che da un anno e mezzo, cioè da quando a dirigere i lavori ci pensa Benitez, ha allentato le cinghie della tensione in nome di un calcio più rilassato, più europeo, meno isterico. La piazza però è esigente, la figura barbina di ieri non è sopportabile, alcuni big hanno smesso di lottare e sudare per la causa, lo stesso tecnico spagnolo è allettato da un ritorno al Liverpool (dove vive ancora la sua famiglia) o comunque da un cambio di rotta dopo un’esperienza agrodolce alle pendici del Vesuvio. Ma tant’è, sono solo supposizioni: la realtà mostra una squadra scarica, risultati che non arrivano, un ritiro interrotto. E ora?

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ultimo aggiornamento: 15-12-2014


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