Ieri Zlatan Ibrahimovic ha ritirato il suo ottavo Guldbollen, il Pallone d’oro svedese, nuovo record assoluto visto che alle sue spalle si trovano calciatori che ne hanno vinti al massimo due (gente del calibro di Henrik Larsson e Fredrik Ljungberg). A margine della cerimonia tenutasi a Stoccolma, l’attaccante del Psg è stato intervistato da Aftonbladet, il primo quotidiano svedese, e le sue dichiarazioni sono state riportate oggi su Extra Time. Nei prossimi giorni l’ex bomber di Juventus, Inter e Milan sarà impegnato con la Svezia nello spareggio di qualificazione mondiale contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo. In merito lo svedese ha detto:

Il Portogallo, con la squadra e le individualità che ha, naturalmente è favorito. Ma noi siamo arrivati secondi in un girone con la Germania, che ritengo la squadra più forte d’Europa, mentre loro sono arrivati secondi in un girone che dovevano vincere. Quindi penso che meritiamo di più noi di andare in Brasile. Come nazionale sono più forti. Ma se riusciamo a minimizzare gli errori possiamo farcela. Sarà difficile, ed è giusto che sia così perché deve essere difficile qualificarsi per i Mondiali.

Ibra, voglioso di battere anche il record di gol con la Svezia per diventare capocannoniere di tutti i tempi con quella maglia, ha poi ammesso che a giugno scorso la sua permanenza a Parigi era in dubbio:

A giugno non sapevo cosa sarebbe successo. Anche perché ogni volta che dico ”rimango” di solito succede il contrario. Ma poi ho incontrato il presidente Nasser AlKhelaifi, e mi ha detto che sono il giocatore più importante per il progetto Psg: “Sei tu che ci devi portare dove sogniamo di arrivare”. È stata una cosa bella da sentire, una bella conferma. E allora ci siamo messi d’accordo: ho prolungato di un anno e ora non potrei essere più felice che a Parigi.

Eppure il trasferimento dal Milan al club francese non è stato semplice da gestire per Ibra. Il calciatore ha raccontato un dettaglio per far capire la differenza di prestigio, di storia e di consuetudine alla vittoria che esiste tra i due club:

L’anno scorso mi allenavo, poi arrivavo dopo tre giorni e le mie scarpe da gioco non erano state né pulite né sistemate. Ora non voglio dire che vinciamo il campionato perché qualcuno mi pulisce le scarpe, ma da dove venivo c’erano persone che si occupano di questo. Loro fanno il loro lavoro e io il mio. Ma ora va tutto meglio: prima erano in due a fare questo, ora credo che siano in sei, all’inizio non avevamo un cuoco, ora ce ne sono quattro. Questo è importante. Ho vinto 20 titoli con le mie squadre e non per caso: io so cosa ci vuole per vincere.

Ibra, in lizza per la vittoria del Pallone d’oro 2013, ha confermato la volontà di giocare fuori Europa alla scadenza del suo contratto con il Psg e infine ha spiegato che il Psg sta diventando una grande squadra:

Perché per essere davvero una grande squadra bisogna vincere: non soltanto il campionato, come abbiamo già fatto, ma tutto. Ci stiamo lavorando, vogliamo arrivarci.

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Rassegna stampa 12 novembre 2013: prime pagine di Gazzetta, Corriere e Tuttosport

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