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Inter, Zanetti si ritira: “È il momento migliore”, tutti i suoi record

[blogo-video provider_video_id=”Arb1GH1_2l4″ provider=”youtube” title=”Quelli che il calcio – Javier Adelmar Zanetti 15/09/2013″ thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=Arb1GH1_2l4″]La notizia era nell’aria, ma da oggi c’è anche l’ufficialità: Javier Zanetti, 41enne capitano dell’Inter si ritira. Curiosamente l’annuncio è stato dato a poche ore dall’umiliazione subita nell’ultimo derby contro il Milan, quando Walter Mazzarri lo ha lasciato in panchina per tutta la gara, non consentendogli nemmeno di subentrare per salutare il proprio pubblico durante la stracittadina. Da lì la dura protesta dei sostenitori nerazzurri, che su Twitter hanno addirittura avviato il seguitissimo hashtag #mazzarrivattene. Sta di fatto che a 41 anni suonati e dopo 19 stagioni con la maglia dell’Inter, Zanetti ha deciso di dire basta. La conferma è stata data dal diretto interessato al quotidiano argentino La Nacion:

“Perché ho deciso di ritirarmi? Perché sento che è arrivato il momento giusto per farlo. Perché il calcio mi ha dato tantissimo – spiega Zanetti – e io mi sono goduto ogni attimo. Perché dopo l’infortunio al tendine d’Achille dello scorso aprile, volevo dimostrare di poter tornare comunque ad essere competitivo e ci sono riuscito. Mi sento completo e realizzato: ritirarsi a 41 anni è una sensazione impagabile. Per me è una cosa che ha un valore immenso, e ora è arrivato il momento giusto. Sicuramente mi mancheranno certe cose, certi aspetti della routine da calciatore, i momenti negli spogliatoi e soprattutto la competizione. Chiaro che niente sarà più come prima, però sono già pronto perché proseguirò nel mondo del calcio e questo mi manterrà vivo”.

Tornato in perfetta forma dopo il grave infortunio dell’anno scorso, Zanetti è stato comunque poco impiegato da Mazzarri: nonostante i risultati altalenanti della squadra, il capitano ha guardato troppe volte i compagni dalla panchina, in silenzio, senza mai lamentarsi, ma soffrendo tremendamente. Nel suo cuore non c’è posto per un’altra esperienza da calciatore con una maglia diversa da quella dell’Inter, quindi meglio fermarsi ora e intraprendere una nuova via.

“Sabato ci sarà la partita contro la Lazio – prosegue Zanetti – , e anche se la Curva Nord sarà chiusa per i cori razzisti, ci sarà comunque tantissima gente che starà preparando qualcosa. Quando finirà la partita contro il Chievo, poi, sono sicuro che mi passerà tutta la carriera davanti. Mia madre, mio padre, mia moglie, i miei tre figli, tutta la gente che mi ha sostenuto. Chissà come mi lascerò andare… A volte mi chiedo: ‘Ma davvero ho fatto tutto questo?’ Vedere che ho giocato 1112 partite, che sono quarto nella tabella di tutti i tempi e che quelli davanti a me sono portieri, che sono l’unico argentino ad aver giocato oltre mille partite, che sono lo straniero ad aver giocato più partite in Serie A e solo Paolo Maldini ha più partite giocate di me. Che nessuno ha giocato in un club più di me all’Inter e nella Nazionale mi riempie d’orgoglio”.

Già, i record, uno dei fiori all’occhiello di Zanetti: giocatore più anziano ad aver mai giocato in serie A, giocatore straniero con più presenze (613), giocatore con più presenze consecutive e globali nell’Inter, recordman nei derby (47 presenze), capitano più longevo in Champions League (82 partite), giocatore più anziano a segnare in un mondiale per Club, calciatore più presente nella nazionale argentina e 7 supercoppe italiane disputate.

Da mesi si parla di un incarico dirigenziale per Zanetti all’Inter: la questione è però molto delicata. Il capitano vuole essere parte del progetto e sentirsi importante: avere una scrivania, giusto per averla, non è il caso. Il ruolo che il presidente Thohir gli affiderà, dovrà essere attivo: così come lo era in campo, l’argentino vuole essere un ‘treno’ anche da dirigente, trainare la squadra e spingerla verso nuovi traguardi dopo una serie di stagioni avare di soddisfazioni.

“Sognavo di finire la carriera all’Inter – conclude – , a casa mia, e ci sono riuscito. E’ stata una scelta di vita quella di chiudere la carriera in Italia, e da adesso, nelle funzioni di manager sportivo, cercherò di essere utile alla squadra anche fuori dal campo. Si aprirà un nuovo mondo per me, e ciò mi entusiasma. Ci saranno mille cose da fare”.



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