È ancora giallo sulla morte di Diego Armando Maradona. Oggi l’avvocato Rodolfo Baqué, legale dell’infermiera Dahiana Madrid, avrebbe detto che due mercoledì fa Diego era caduto nella villa dove stava trascorrendo il periodo di riabilitazione dopo l’operazione al cervello del 3 novembre scorso. Per la morte del campione è indagato il medico personale Lepoldo Luque.

Maradona, Villas Boas: “FIFA ritiri la maglia numero 10 in tutte le competizioni”

In occasione della caduta di quasi due settimane fa il Pibe de oro avrebbe battuto la testa sul lato opposto (il destro) a quello dove aveva subito l’intervento per la rimozione di un ematoma subdurale. Nessuno avrebbe avvertito l’ospedale dopo la caduta: non era sembrato un colpo forte e non è chiaro se lo stesso Maradona si sia opposto a sottoporsi a un accertamento: “Ma lui non poteva decidere una cosa del genere” ha detto il legale dell’infermiera.

In ogni caso, sempre secondo l’avvocato Baqué, Diego non era “in un luogo appropriato perché non c’era un medico di base” e “la somministrazione dei farmaci era a carico della psichiatra”. In più la sua frequenza cardiaca non era regolare: “Se non fosse stato là oggi probabilmente sarebbe ancora vivo”. Maradona: “È arrivato ad avere 115 pulsazioni al minuto ed il giorno prima di morire ne aveva 109, quando è noto che un paziente con problemi coronarici non può superare le 80 pulsazioni”.

Sempre Baqué ha aggiunto che prima dell’incidente Maradona “era stato rinchiuso per tre giorni nella sua stanza” senza accendere neanche la televisione. Il corpo del Pibe “inviava segnali ma lui non è stato assistito con alcun farmaco. Maradona avrebbe potuto farsi ricoverare nella clinica più lussuosa del mondo, ma invece è stato tenuto in un luogo inadatto” ha concluso il legale.

Riproduzione riservata © 2024 - CALCIOBLOG

ultimo aggiornamento: 30-11-2020


Morte Belardinelli: 4 anni a tifoso del Napoli per omicidio stradale

Borussia Mönchengladbach – Inter: La Diretta!